Centonavantasette segnalazioni di sospette azioni finanziarie, quasi quaranta chili di cocaina sequestrati, un aumento del 400 per cento delle sale da gioco e impennata dei compro oro. Sono i dati della penetrazione mafiosa nel territorio piacentino. Sintomi preoccupanti, secondo Santo Della Volpe (al centro nella foto), giornalista Rai, presidente di Libera informazione e fondatore di Articolo21, tra i protagonisti del convegno "Infiltrazioni mafiose, concorrenza sleale e pericoli per l’economia", a cui hanno partecipato anche il professore della Cattolica Francesco Timpano (a sinistra) e quello dell’Università Roma Tre Enzo Ciconte (a destra), insieme alla referente di Libera Piacenza Antonella Liotti.
Nell’incontro, che si è svolto il 26 novembre nella sede di Piacenza, sono stati affrontati gli aspetti della penetrazione mafiosa nell’Economia, partendo dalle alterazioni introdotte dalla presenza delle mafie nella libera concorrenza. I dati parlano chiaro: «Piacenza è una di quelle province importanti dove le organizzazioni mafiose hanno iniziato a penetrare nel tessuto economico - ha continuato Della Volpe -. Anche l’aumento della droga sequestrata dimostra che ormai c’è un mercato: da una parte questo incremento di segnalazioni e di sequestri denota un aumento del tentativo di infiltrazioni da parte delle organizzazioni mafiose, dall’altra dimostra anche una maggiore attenzione verso il problema».
Come intervenire? «C’è da accendere i riflettori per evitare che queste infiltrazioni diventino presenze che vadano a inquinare il mondo economico, alterino le leggi del mercato portando variabili di violenza alle quali questo territorio non è abituato», prosegue Della Volpe. Ma c’è anche un altro problema, come ha spiegato Ciconte: «Il pericolo è che la ‘Ndrangheta, che si è radicata nelle regioni del nord insieme ai Casalesi campani dopo la crisi della mafia causata dalle stragi, possa avere un rapporto con la politica anche in Emilia e soprattutto a Piacenza, che è vicina alla Lombardia, la regione più inquinata dalla mafia calabrese».
La presenza mafiosa in regione è un fenomeno non trascurabile e sempre in crescita, che si accompagna spesso ad altri fenomeni d’illegalità, tutti registrati dal Dossier “Mosaico di Mafie e Antimafia” di Libera Informazione, in via di aggiornamento. Nel 2012, infatti, le segnalazioni di operazioni sospette trasmesse all'Uif dagli operatori finanziari (per lo più banche/uffici postali, enti creditizi in generale) è aumentato notevolmente (5.192 segnalazioni, pari al 5,4% del totale nazionale). Aumentano, anche se in numeri più bassi, le segnalazioni provenienti da professionisti e da operatori non finanziari.
Per quanto riguarda poi reati decisamente mafiosi come le estorsioni, è preoccupante notare che l’Emilia Romagna ha ormai stabilmente il 5,4% dei reati di questa specie denunciati in Italia. Inoltre, negli ultimi due anni presi in considerazione dalle forze di polizia, è importante notare un aumento delle denunce per danneggiamento, di sicuro effetto intimidatorio, che hanno raggiunto in Emilia Romagna il numero di ben 766. Si tratta di “reati spia”, che riguardano l’illegalità economica in generale.
Dati preoccupanti che richiedono una risposta ancora più efficace da parte delle istituzioni, insieme a una maggiore consapevolezza da parte di cittadini, operatori economici e forze sociali, ben sapendo che le buone prassi in politica ed economia esistono e, come dimostrato dalle leggi approvate dall'Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna, possono contrastare efficacemente le infiltrazioni mafiose. Leggi che tuttavia sono efficaci solo se accompagnate dalla consapevolezza e dall’azione attiva dei cittadini, a partire dai giovani e dagli imprenditori.