Un viaggio nel passato alla ricerca di figure e modelli femminili del ‘900 per arrivare al modello di donna proposto negli anni 2000. Ha celebrato così la Giornata internazionale della donna la Cattolica di Piacenza: una “Lectio Brevis” tenuta da Ilaria Mattioni (nella foto), docente di Storia della Comunicazione educativa, e organizzata dalla Biblioteca di Piacenza in collaborazione con i corsi di laurea in Scienze dell’educazione e della formazione e in Progettazione pedagogica nei servizi per i minori.
La professoressa Mattioni è partita dal Fascismo «che definiva prima di tutto le donne come procreatrici di bambini, i futuri uomini dell’impero mussoliniano, ma che cominciò anche a farle partecipare di più alla vita sociale». Si giunge al dopoguerra e alla concessione del diritto di voto e compare la casalinga, «disperata, diremmo oggi, sempre all’ombra del marito» - afferma Ilaria Mattioni - mentre gli anni ’60 e ’70 portano allo sviluppo della letteratura rivolta all’universo femminile con riviste Grazia, Gioia o Annabella. Nascono in seguito i fotoromanzi, «che propongono lo stereotipo della femmina provocante e dedita all’amore sensuale con uomini ricchi e sempre superiori. L’opposizione dell’area cattolica porta a un altro tipo di letteratura basata sul modello della moglie angelo del focolare e tutta casa e chiesa, impegnata a curare i bambini».
L’era moderna e contemporanea ci ha consegnato infine la figura di una donna che ha saputo conquistarsi un posto migliore sia nel mondo del lavoro sia in quello della politica, ma non ancora alla pari di quello dell’uomo, come ha sottolineato la professoressa Mattioni: «Nel corso del secolo appena trascorso sono stati fatti parecchi progressi sul piano dei diritti, ma se ancora oggi c’è bisogno delle quote rosa significa che la parità è lontana».