Arabi per gli ebrei, cristiani per i musulmani: una minoranza nella minoranza. Questa è la condizione dei cristiani in quella regione così complessa e così di ricca di storia e di intrecci di differenti culture che chiamiamo Terra Santa. Una striscia di terra compresa tra il Mediterraneo e il fiume Giordano, per lo più occupata dal deserto. La Terra della Promessa, in cui Dio si è fatto uomo.
È padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, a raccontare la situazione dei cristiani nella terra che ha visto nascere il Cristianesimo, presentando il 15 febbraio scorso il volume di Andrea Avveduto e Giovanni Zennaro, Aggrappati alle radici. Storie e volti dei cristiani in Terra Santa (Milano, Marietti 1820, 2012). L’incontro, organizzato dalla direzione di Sede e dal Centro di ricerca europeo Libro editoria biblioteca (Creleb), con il sostegno e la collaborazione di Ats pro Terra Sancta, si è svolto presso la sede di via Nirone gremita di studenti, giornalisti, volontari della Custodia e semplici curiosi. A presentare l’iniziativa Edoardo Barbieri, direttore del Creleb, ma anche ideatore del progetto “Libri Ponti di Pace”, che da un paio di anni vede affiancate la Custodia e l’Università Cattolica nella valorizzazione del patrimonio librario delle biblioteche francescane di Gerusalemme. E proprio la proficua e duratura collaborazione tra Cattolica e Custodia è stata ricordata da padre Luigi Cavagna, assistente spirituale generale, porgendo il suo saluto introduttivo al Custode che oramai è “di casa” nella nostra Università.
Padre Pizzaballa ha iniziato definendo il Medio Oriente come quell’ampia regione che va dall’Egitto all’Iraq. Una realtà, com’è noto, estremamente complessa e, negli ultimi anni, in rapido e profondo mutamento, tanto che non è possibile prevedere come sarà il futuro. In questa realtà, ha affermato il Custode, «storia e presente si mischiano. Nel senso che il passato influisce sul presente», complicando ulteriormente una situazione così densa dal punto di vista culturale e religioso.
Limitandosi alla Terra Santa, ovvero a quella realtà che comprende Israele e Palestina, il Custode ha fornito alcuni dati numerici: gli ebrei che abitano la regione sono 6.700.000, i musulmani 3.600.000, i cristiani solo 175.000. E già questi numeri basterebbero, ma si deve anche aggiungere che in questa terra l’appartenenza religiosa definisce anche le diverse entità sociali, perfino all’anagrafe civile. Si giunge così al paradosso per cui esistono atei cristiani, così come atei ebrei o atei musulmani. Anche una cosa normale come, per esempio, il matrimonio diventa complessa. Non esistono, infatti, matrimoni civili, ma solo religiosi, per cui ognuno deve far riferimento all’autorità religiosa di afferenza, anche se non riconosce nessun valore sacro al gesto.
Ma in tale contesto, come vivono i cristiani? I cristiani non sono un terzo popolo, ma sono arabi-palestinesi, anche se con una propria identità. È facile comprendere come l’essere una minoranza nella minoranza renda difficile anche i gesti più quotidiani. In Israele non ci sono grossi problemi, anche se si assiste a un forte processo di assimilazione culturale. Capita, per esempio, che nelle zone miste, come ad Haifa, i cristiani parlino meglio l’ebraico dell’arabo, perché fin da piccoli frequentano le scuole ebraiche. Diversa la situazione a Gerusalemme est, che è una realtà a parte perché non è Israele e non è Palestina. I cristiani che vivono qui hanno accesso allo stato sociale ebraico, pur non essendo cittadini di Israele.
Ancora diverso il contesto in Palestina, dove la classe media, tradizionalmente composta da cristiani, sta sparendo. È qui che la presenza cristiana si assottiglia sempre di più, con un grave impoverimento culturale e sociale. Ma la debolezza dei cristiani non sta solo nel numero, ma anche nelle divisioni, che non sono solo liturgiche. I luoghi chiave della Terra Santa, come il Santo Sepolcro a Gerusalemme o la Basilica della Natività a Betlemme, sono il segno concreto dello scandalo delle fratture interne al cristianesimo, ma la divisione si estende, purtroppo, anche all’esterno delle mura del tempio e indebolisce di fronte alla prevaricazione di altre realtà.
In chiusura dell’incontro, padre Pizzaballa e gli autori del volume hanno risposto alle domande dei presenti, in un dibattito ricco di curiosità. Se alla fine i numerosi presenti se ne sono andati con più dubbi e meno certezze, l’incontro avrà raggiunto il suo scopo. Perché in Terra Santa è così: quanto più si crede di aver capito, tanto meno si è compresa questa realtà che è davvero il cuore del mondo.