È uno scrittore che ha cambiato la storia della letteratura per ragazzi ed è uno dei pochi autori italiani che gode di grande visibilità a livello internazionale. Cosa poco comune nella nostra letteratura per ragazzi. Gianni Rodari (1920 - 1980) è stato indubbiamente un personaggio complesso e versatile, che ha rappresentato l’avanguardia pedagogica con il suo «orecchio acerbo», capace di ascoltare la voce dei bambini e dei ragazzi. Un autore che ha saputo tener vivo il fuoco della parole e che ha dato corpo ad una produzione vasta e versatile con mille percorsi narrativi ancora oggi di grande attualità.
A trent’anni dalla sua morte, le sue storie e filastrocche sono tradotte in circa 60lingue, a conferma di come la sua scrittura sia da sempre capace di travalicare le frontiere e le culture. Nona caso è stato un autore pluripremiato in Italia e all’estero e l’unico italiano ad avere ricevuto il Premio internazionale Andersen, considerato il Nobel della letteratura per ragazzi. Parliamo di lui con Sabrina Fava, ricercatrice di Letteratura per l’infanzia dell’Università Cattolica e tra le relatrici al convegno «Gianni Rodari (1920-1980). Sguardi ed esplorazioni», ospitato nella sede di via Trieste, all’interno delle Settimane Rodariane, organizzate dalla sede cittadina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Cosa rappresenta Gianni Rodari oggi? Tutta la sua scrittura è tuttora molto godibile, soprattutto l’ampio repertorio di filastrocche e racconti brevi. I testi brevi partono, in fondo, da forme giornalistiche di scrittura e poi si accostano alla letteratura per ragazzi. Proprio quella scrittura che nasce dal giornalismo vive di una straordinaria pulizia, che la rende piacevole al bambino di oggi, senza accusare i segni del tempo.
C’è nella vasta opera di Rodari una produzione ancora poco nota e che andrebbe recuperata? Senz’altro la produzione teatrale, soprattutto quella degli anni Cinquanta e Sessanta. Penso a opere come «Gli esami di Arlecchino» e poi «Marionette in libertà», dove Gianni Rodari recupera molto bene le maschere della commedia popolare e rivisita fiabe della tradizione reinventandole, confermandosi ancora una volta uno scrittore moderno, nuovo ma che non tradisce le origini.
Che cosa lo rende così attuale oggi? La qualità estetica e letteraria dei suoi testi, capaci di travalicare le mode, di intercettare gli interessi e le paure di bambini di ogni tempo. La convinzione che il testo letterario non fosse un testo chiuso, ma che dalla lettura il bambino può passare alla scrittura autonoma facendo proprio il testo, sviluppandolo con la propria inventiva e creatività, andando oltre.
In che cosa continua a essere un esempio dirompente? Nella sua autentica curiosità verso la conoscenza, nella sua apertura al nuovo, intesa non come sradicamento, ma nel rispetto delle origini. Non si deve avere paura della modernità e delle sfide che essa offre: lo dice già nel ’62 in «Gip nel televisore», dove affronta un tema
già molto dibattuto allora. E poi ancora nel ’64 nei «Nove modi per insegnare ai ragazzi come odiare la lettura» include il porre la lettura contro la Tv. Non ha senso contrapporre le due realtà, occorre pensare ad una logica di integrazione. Altro elemento di rottura è la sua capacità di dialogo con i bambini, che sono l’espressione del nuovo e del futuro. Rodari ha fiducia nel bambino e nelle potenzialità del suo pensiero divergente, perché possa dare vita a un futuro migliore.
[L'articolo è stato pubblicato sul Giornale di Brescia del 7 novembre 2010]