Come si fa a raccontare la poesia? La risposta è nel volume Amore lontano di Sebastiano Vassalli, ospite speciale, il 23 novembre, della lezione aperta del corso di Editoria libraria e multimediale tenuto dal professor Roberto Cicala. Lo scrittore, che ha recentemente festeggiato i settant’anni, ha spiegato agli studenti la natura della poesia: «È fatta della stessa sostanza dei miracoli: frasi che rispondono nel buio del tempo, parole che hanno da dire ancora dopo secoli. Se per essere poeti bastasse avere l’alto sentire, l’intelligenza, avremmo tanti cantori quanti ne conta la storia della letteratura... ma non basta! La poesia cade dove vuole lei e cade di rado». Una vera rarità che, nella raccolta di racconti pubblicata da Einaudi, troviamo impersonata da una ristretta cerchia di poeti: Omero, Qohélet, Virgilio, Jaufré Rudel, François Villon, Giacomo Leopardi, Arthur Rimbaud, ritratti nella loro veste umana, fatta anche di contraddizioni, sofferenze e fallimenti.
La cecità di Omero è la porta d’ingresso nel mondo delle arti, ma è anche il prezzo da pagare alle muse; l’autore biblico Qohélet, che rappresenta la pietra angolare dell’ebraismo, è letto con sguardo laico e materialista: «I suoi concetti hanno come unico orizzonte la ragione, non la metafisica». Virgilio è stato un uomo ricco, uno dei più abbienti dell’età augustea con il compito di creare il mito di Roma ma morì insoddisfatto della sua opera: Vassalli ipotizza che il suo ultimo fatale viaggio fosse in realtà scaturito dall’esigenza di incontrare Augusto, allora ad Atene, per rinunciare all’opera. E poi, l’amor de lonh di Rudel, l’autore provenzale, colto nel momento della morte, tenta di esprimere non la lontananza da una persona cara, ma proprio l’irraggiungibilità della poesia.
Leopardi è un grande caso editoriale e più che guardare a lui Vassalli si sofferma su Ranieri, il suo mecenate che lo salvò dall’isolamento di Recanati regalandolo ai posteri ma pagando in prima persona la sua generosità, ricevendo in cambio i vituperi dei critici: «Il suo unico sbaglio è stato quello di voler bene a un poeta; basta questo a ereditare la parte di miseria umana della poesia».
Entusiasmante il ritratto che lo scrittore tratteggia del giovane Rimbaud: un ragazzo che scappa di casa, fugge a Parigi, in pieno periodo post-Napoleone III, e si mescola con le esperienze dell’altrove consumandosi tra droga, alcool e sesso; un poeta che si dispera per la sua arte (non ritirerà le copie delle sue opere dal tipografo), che si vergogna delle sue azioni: Une saison en enfer appunto. Poi fugge in Africa dove mette da parte una ragguardevole cifra per poi scrivere alla famiglia, rimasta al paese d’origine, e tentare di trovare moglie offrendo una discreta dote: «Un grandissimo poeta che nella vita quotidiana era solo un inetto».
Il capolavoro di Vassalli però, La chimera, ci riporta a un grande scrittore che ha fatto del ‘600 la chiave di volta dell’italia di oggi, Alessandro Manzoni. Interessante lo spunto sulle fonti d’ispirazione per la scrittura dei Promessi Sposi: ambientati negli anni venti del ‘600 in realtà trarrebbero una parte della trama dal processo al nobile novarese Giovan Battista Caccia, contrapposto a un altro giovane rampante della borghesia locale: la contesa è su una donna che il secondo vorrebbe sposare; Caccia intervenne facendo minacciare il prete...
Vassalli ha infine reso omaggio all’editore di una vita: Giulio Einaudi, raccontandone gli aspetti più intimi e restituendo nella giusta luce le contraddizioni tra il principe del regno di carta e l’uomo schietto amico degli autori. Particolarmente significativo del suo carattere l’episodio cha racconta la scelta dell’immagine di copertina della Chimera: la casa editrice voleva utilizzare un particolare di un Caravaggio; Vassalli la riteneva un scelta banale e insistette per l’acquerello di Della Casa, con il merlo mimetizzato tra le foglie pronto a spiccare il volo. La scelta dell’autore, date le insistenze, fu rispettata perché non si pensava alla risposta di pubblico che il romanzo, long seller del nostro secolo, ebbe e continua ad avere. Einaudi accettò ma impose il retino che fa da sfondo al ramo nella prima edizione (poi eliminato nei Tascabili). Anni dopo Einaudi si recò a Mantova dove conobbe l’autore dell’acquerello apprezzandone di persona l’opera. In quell’occasione telefonò a Vassalli: «Ho comprato alcuni dei suoi acquerelli. Hai visto tu, che non lo volevi in copertina!».