L’Università Cattolica celebra venerdì 28 giugno la festa patronale in occasione della Solennità del Sacro Cuore a cui è dedicata. Nel calendario liturgico la solennità cade il venerdì successivo alla seconda domenica dopo Pentecoste e coincide con l'ottavo giorno dopo il Corpus Domini (se quest'ultimo si festeggia di giovedì). Si tratta perciò di una festa mobile, la cui data, che dipende da quella della Pasqua, può variare tra il 29 maggio e il 2 luglio.
Come mai l’Università Cattolica, che iniziò i suoi corsi nel 1921, fu intitolata al Sacro Cuore?
Questo particolare culto si diffuse particolarmente nel secolo XVII ad opera di san Giovanni Eudes (1601-1680) e soprattutto di santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690). La festa del Sacro Cuore fu celebrata per la prima volta in Francia, probabilmente nel 1685. Su esortazione di papa Pio IX nel 1876 nacque un movimento di “Atti di consacrazione al Cuore di Gesù”, che vedeva la consacrazione non solo delle famiglie ma anche di intere Nazioni a opera delle Conferenze episcopali.
Agli inizi del secolo scorso tale devozione era ancora molto diffusa non solo in Italia ma anche in altri Paesi, soprattutto sudamericani. Al Sacro Cuore era molto devota Armida Barelli, con il medico Vico Necchi e monsignor Francesco Olgiati, tra i più stretti collaboratori di padre Agostino Gemelli, fondatore dell’Ateneo dei cattolici italiani.
Fu proprio grazie all’insperato aiuto di padre Gemelli che, nel 1917, nel pieno della Prima Guerra Mondiale, Armida si attivò per la consacrazione dell’esercito italiano al Sacro Cuore, con l’invio al fronte di pacchi di cartoline, immagini sacre, bandierine, preghiere e opuscoli con le istruzioni ai cappellani militari. Così il primo venerdì del gennaio 1917 in tutti i reggimenti, gli ospedali e i distaccamenti dove c’erano soldati italiani (anche in Albania, in Macedonia, in Libia) ci fu la solenne consacrazione dell’esercito italiano al Sacro Cuore. Il fine era esclusivamente religioso (non si fece tutto questo per vincere la guerra), infatti fu l’occasione per i soldati di accostarsi ai sacramenti, dato che le sofferenze e le difficoltà della guerra favorivano l’avvicinarsi al conforto divino.
Un paio di anni dopo, nel 1919, fu ancora Armida a insistere per l’intitolazione della nascente Università Cattolica al Sacro Cuore, sfidando il parere contrario di autorevoli esponenti del Comitato Promotore della futura università, che non ritenevano quel nome adeguato a una istituzione di elevata cultura, ma soprattutto non ne vedevano l’opportunità, in anni di imperante laicismo, ai fini del riconoscimento statale.
Del resto, fu nel nome del Sacro Cuore che Armida riuscì a farsi dare dal conte Ernesto Lombardo il milione che serviva per l’acquisto dello stabile di via Sant’Agnese, prima sede dell’Università. Così ebbe a dire: “Se non la intitoleremo al Sacro Cuore, con le nostre sole forze non ce la faremo, e falliremo”. Del resto - aggiunse - “non vi è nulla più scientifico del Sacro Cuore, dato che è la sede della sapienza e della scienza”.
Quella devozione ha solcato un secolo di storia lasciando un segno tangibile nella cappella all’ingresso dell’Università, dedicata proprio al Sacro Cuore, la cui effigie è presente sull’altare maggiore in un dipinto di Lodovico Pogliaghi, commissionato all’artista da Padre Gemelli nel 1924 e originariamente collocato presso la prima sede dell’Università in via Sant’Agnese. E tra i bassorilievi policromi in cemento realizzati dal Manzù sui lati della cappella è rappresentata anche Santa Margherita Maria Alacoque (nella fotografia), promotrice di quella devozione, insieme a San Giuseppe, alla Vergine Immacolata e San Francesco (fondatore dell’ordine cui padre Gemelli apparteneva).