Un cantiere di idee per provare a immaginare con realismo, ma anche con capacità di visione come dovrà essere la città del futuro. È il Laboratorio “Brescia 2030” voluto dal Comune che ha chiamato in campo anche Università Cattolica e Statale per dare rigore scientifico a un percorso che richiede uno sforzo di creatività e di partecipazione da parte di tutti i soggetti locali.
Di innovazione, formazione e lavoro si parlerà mercoledì 22 novembre in Cattolica (Aula Polifunzionale ore 10.30) con Stefana Broadbent, capo del dipartimento di Intelligenza collettiva del Nesta, organizzazione benefica con la missione di rendere il Regno Unito più innovativo. La studiosa ha dedicato gli ultimi 20 anni della sua vita ad analizzare l’evoluzione delle attività digitali nella vita di ognuno, modificando le abitudini e l’interazione sociale.
Stefana ha diretto e fondato diversi centri di studio e osservatori di antropologia digitale in vari paesi d’Europa, con un approccio etnografico che intende facilitare lo sviluppo di servizi e strumenti utili. Negli ultimi tempi si è concentrata sullo sviluppo della collaborazione e dell’intelligenza collettiva.
Ma cosa si intende per intelligenza collettiva? Secondo l’antropologa digitale Stefana le piattaforme digitali, strumento potente e capillare, consentono e abilitano nuove forme di cooperativismo, in cui sharing e collaborazione costituiscono una valida e democratica alternativa al modello economico dominante. Sono migliaia, infatti, ogni giorno, le persone in tutto il mondo che mettono in comune il proprio sapere, le informazioni e le competenze di cui dispongono per contribuire alla soluzione di problemi della società in cui vivono.
La giornata proseguirà con i laboratori che impegnano quasi 50 realtà portatrici di interesse del territorio di Brescia e provincia in un percorso di co-progettazione. Visione, strategia e internazionalizzazione sono i tre principi guida che animano la co-progettazione di Brescia2030.