Siamo anche un po’ orientali: uno studio internazionale coordinato da genetisti della Harvard University, che ha coinvolto in prima fila anche alcuni ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – Policlinico Gemelli di Roma, ha svelato che nel Dna degli italiani, e anche di altri popoli dell’Europa Meridionale, vi è un po’ di Estremo Oriente: il nostro popolo ha beneficiato di una terza ondata migratoria di genti venute dall’Europa settentrionale e dalla Siberia, avvenuta migliaia di anni fa.
Pubblicato sulla rivista Nature, lo studio si è basato sul confronto del Dna di individui moderni (anche italiani) e Dna fossile rinvenuto in alcuni resti archeologici risalenti a differenti età. Lo studio ha avuto come protagonista per l’Italia l’Università Cattolica, con la partecipazione di Francesca Brisighelli della Sezione di Medicina legale-Istituto di Sanità Pubblica, diretta dal professor Vincenzo Pascali, e di Cristian Capelli, docente di Zoologia alla Oxford University e dottore di ricerca della Cattolica.
«Noi abbiamo contribuito al lavoro con dei campioni di Dna di individui del Sud Italia – spiega Brisighelli - in particolare Calabria e Sicilia. Così abbiamo ritrovato nel nostro Dna la presenza di tracce di popoli antichi venuti dall’Est».
LA RICERCA
Lo studio ha previsto lo screening di campioni di DNA antico estratti da resti ossei di 7.000-8.000 anni fa (provenienti da Lussemburgo e Svezia, e dalla Germania), da confrontare con il dato genomico di popolazioni europee moderne. In totale sono stati analizzati più di 2.400 genomi umani provenienti da circa 200 popolazioni europee.
«Il nostro contributo – spiega Francesca Brisighelli (nella foto) - ha riguardato proprio la produzione del dato genomico moderno ricavato da un numero di campioni distribuiti su tutta la Penisola Italiana. La nostra terra, viste le caratteristiche geomorfologiche e la posizione di centralità nel bacino Mediterraneo, è stata da sempre meta di gruppi di popolazioni provenienti dall’Africa, dal Medio Oriente e dal resto d’Europa. In seguito alla Rivoluzione Neolitica, avvenuta circa 11.000 anni fa nella Mezzaluna Fertile, una crescita e successiva espansione demografica interessò tutta l’Europa. In Italia, la Puglia, la Calabria e la Sicilia orientale vennero coinvolte in tale processo fin dall’inizio, come testimoniato dai primi resti archeologici databili intorno a 9.000 anni fa, e nel resto d’Italia più tardi, intorno a 6.500 anni fa, secondo modelli e processi ampiamente descritti nelle pubblicazioni degli ultimi 10 anni del nostro gruppo di ricerca».
I risultati ottenuti hanno così permesso di arrivare alla conclusione che gli europei hanno geni di tre popolazioni umane ancestrali e non due, come ritenuto finora. Le popolazioni europee attuali derivano perciò da tre gruppi familiari ancestrali: da un lato, le popolazioni di cacciatori-raccoglitori giunte dall’Africa più 40.000 anni fa; un secondo grande gruppo di agricoltori provenienti dall’Oriente Medio che migrarono in Europa in tempi più recenti; e un terzo gruppo - il cui contributo alle origini europee era stato finora ignorato - che probabilmente abitava i territori dell’Europa settentrionale e la Siberia, circa 24.000 anni fa. Questo terzo gruppo giunse probabilmente in Europa centrale dopo i primi agricoltori, e collegherebbe inoltre la popolazione europea con le popolazioni di nativi americani.
Tutti le popolazioni Europee attuali presentano quindi il contributo dei tre gruppi ancestrali descritti, ma con proporzioni diverse. Gli Europei del Nord Europa presentano un’ascendenza maggioritaria di cacciatori-raccoglitori, mentre gli europei meridionali una maggiore ascendenza degli agricoltori neolitici. La componente euro-asiatica settentrionale è proporzionalmente la più piccola componente rilevabile in Europa, non supera mai il 20%, ma la si ritrova in quasi tutti i gruppi europei esaminati dallo studio. Probabilmente perciò, dopo la Rivoluzione neolitica nell'Eurasia Occidentale, deve essersi verificata una profonda trasformazione demografica.
Il nuovo gruppo che si aggiunge ai due già noti è dunque quello proveniente dal Nord Europa e dalla Siberia, insomma un gruppo Euroasiatico del Nord.
«Gli europei, quindi, scoprono oggi di possedere nel proprio DNA una firma genetica euroasiatica, determinata da una profonda trasformazione demografica avvenuta in epoche lontane nel cuore dell’Europa – conclude Francesca Brisighelli - . Con la scoperta di questa terza popolazione ancestrale si aprono nuovi orizzonti di studio in ambito archeologico sulle culture preistoriche che possono essere state associate all’arrivo di questi popoli del Nord-Est, e negli studi futuri si cercherà, con l’aiuto della genetica, di riscoprire e riscrivere le origini antropologiche europee».