Quali effetti producono le sostanze chimiche sulla salute dell’uomo? È possibile pensare di prevedere questo impatto e fornire strumenti utili a limitarlo, immaginando un ambiente sempre più sicuro e vivibile? Il progetto internazionale 2-FUN, a cui partecipa anche la facoltà di Agraria dell’Università Cattolica, attraverso l’Istituto di Chimica Agraria ed Ambientale, insieme a medici, fisici e chimici di diverse università danesi, svedesi, tedesche, portoghesi e francesi, intende dare una risposta a questi e altri quesiti.
Si tratta di una ricerca innovativa, che studia gli effetti delle sostanze chimiche di provenienza industriale, agricola e urbana sulla salute dell’uomo in scenari ambientali presenti e futuri, globali e locali. «Uno degli obiettivi principali del progetto 2-FUN - sostiene il professor Ettore Capri, docente di Valutazione del rischio alla facoltà di Agraria piacentina - è fornire ai nostri amministratori potenti strumenti meccanicistici che possano essere utilizzati per facilitare l’analisi delle condizioni ambientali delle nostre città e dei nostri territori per pianificare future infrastrutture più sicure e vivibili per la popolazione. Ambienti sostenibili – prosegue Capri - che tutelino in primo luogo la salute umana, riducendo l’incidenza di malattie gravi oggi causate da esposizioni a contaminanti multiple».
«Se l’attenzione in passato è stata dedicata ai casi di contaminazione ambientale causata da gravi incidenti (vedi Seveso) o negli ambienti di lavoro e in agricoltura, oggi bisogna vigilare sugli inquinamenti causati da più fonti. Fonti naturali, industriali e urbane che producono cocktail di sostanze potenzialmente tossici soprattutto per la popolazione umana più vulnerabile, gli anziani e i bambini. I monitoraggi ambientali e sugli alimenti ci permettono di avere alcune indicazioni sullo stato di qualità dei nostri ambienti, ma si tratta di risultati parziali perché sono decine di migliaia le sostanze potenzialmente presenti con cui possiamo venire a contatto. – spiega il professore - Nuovi strumenti informatici, chiamati modelli previsionali, sono quindi essenziali per valutare anche le sostanze non monitorate e per comprendere il loro ciclo di vita, valutarne il rischio e l’incertezza che ne caratterizza le previsioni».
Un prototipo del modello è stato sviluppato concentrandosi su quest’obiettivo e viene presentato per la prima volta durante il corso di formazione che si è svolto alla Cattolica di Piacenza il 1° e il 2 ottobre, destinato a 18 ricercatori stranieri e a 2 ricercatori italiani. Tale prototipo combina le previsioni ambientali e quelle degli effetti sull’uomo, simulando il comportamento ambientale e l’attività biologica nell’organismo umano.
Programma per l'1-2 ottobre [.Pdf]