«Come già i cellulari, gli smartphone sono media personali, che consentono un contatto “perpetuo” con gli amici e la famiglia». L'86% dei ragazzi italiani afferma di sentirsi più vicino ai propri amici da quando ha uno smartphone, e il 62% si sente più connesso con la famiglia. È quanto emerge dal nuovo report "Net Children Go Mobile: Risks and opportunities", che include dati da 7 paesi europei.
«Dal momento che i legami importanti sono mantenuti nel corso della giornata attraverso una comunicazione continua con gli smartphone, è facile che si sviluppi un legame affettivo con lo strumento: essere disconnessi è un'esperienza negativa tanto quanto la sensazione di dover essere sempre connessi» spiega Giovanna Mascheroni, ricercatrice OssCom - Centro di ricerca sui Media e la Comunicazione dell'Università Cattolica di Milano e coordinatrice del Progetto. Infatti, il 79% dei ragazzi che hanno uno smartphone dice di sentirsi in dovere di essere sempre raggiungibile dagli amici e dalla famiglia, il 52% afferma di sentire spesso un “forte bisogno” di controllare il cellulare, e il 43% si sente a disagio quando non può controllare il telefono perché non c'è campo o la batteria è scarica».
Una sorta di dipendenza affettiva dallo smartphone sembra dunque emergere chiara dalle ultime analisi. Più in generale, il 46% dei ragazzi di 9-16 anni utenti internet in Belgio, Danimarca, Irlanda, Italia, Portogallo, Regno Unito e Romania possiede uno smartphone e il 41% lo usa quotidianamente per andare online; il 20% possiede un tablet, ma il 23% usa un tablet ogni giorno per accedere a internet. Ma le differenze fra paesi sono ancora notevoli: in Italia il 45% dei ragazzi che usano internet ha uno smartphone, e il 42% accede alla rete quotidianamente dal cellulare.
Il rapporto mostra che i ragazzi che accedono a internet anche da smartphone e tablet usano di più internet: in particolare usano di più i social media per comunicare e condividere foto o video con gli amici, e per fruire contenuti mediali. Inoltre, possiedono più competenze digitali, safety skills e competenze comunicative. Tuttavia, hanno più probabilità di esporsi ai rischi di internet.
Rischio non significa danno: l’esposizione ai rischi non conduce necessariamente a esperienze negative, dannose e dolorose. L'esperienza che fa più soffrire i ragazzi è il bullismo: due ragazzi su tre che hanno subito atti di bullismo faccia a faccia o di cyberbullismo, dichiarano di essere "molto" o "abbastanza" turbati da quanto è accaduto. Al secondo posto troviamo i rischi sessuali: la metà di chi ha visto immagini sessuali on- e offline, e di chi ha ricevuto messaggi sessualmente espliciti (sexting) ne è rimasto turbato. I ragazzi che usano smartphone e tablet sono più esposti ai rischi, ma non ai danni: l'accesso e l'uso di internet da devices mobili non è, quindi, un fattore di vulnerabilità.
«Rispetto al 2010 - anno dei dati EU Kids Online, comment Giovanna Mascheroni - abbiamo osservato un incremento nel numero di ragazzi che riporta di aver incontrato uno o più rischi su internet, soprattutto fra quanti usano smartphone e tablet. Non si tratta, tuttavia, di una relazione causale, ma della stessa correlazione osservata nel 2010: i ragazzi che usano internet di più - quindi gli adolescenti e i ragazzi che usano smartphone e tablet- incontrano più rischi. Più i ragazzi usano internet in una varietà di contesti e da una molteplicità di piattaforme, maggiore è il rischio di imbattersi in esperienze potenzialmente negative».
I genitori italiani impongono meno regole, ma aiutano i figli a usare internet in modo sicuro: se nel 2010, l'87% dei genitori italiani dichiarava di limitare alcune attività dei figli su internet, oggi è il 67% dei genitori italiani a fissare almeno due regole sull'uso di internet. In particolare, il 57% dei genitori italiani proibisce ai propri figli di rivelare informazioni personali in rete, il 56% non vuole che i figli usino la geolocalizzazione e il 77% impedisce ai figli di scaricare app a pagamento. I bambini più piccoli hanno più regole: infatti, il 63% dei genitori impedisce ai figli di 9-12 anni di avere un profilo su un sito di social network.
Se diminuiscono le regole, cresce però la mediazione attiva: il 77% dei genitori italiani adotta almeno due forme di mediazione attiva della sicurezza online, ad esempio suggerendo ai propri figli come usare internet in modo sicuro (65%), o come comportarsi con i loro contatti su internet (64%), o spiegando quali siti sono adatti e quali no (68%).
Per maggiori informazioni:
Il progetto Net Children Go Mobile è co-finanziato dal Safer Internet Programme della Commissione Europea per indagare, attraverso metodi quantitativi e qualitativi, se le mutate condizioni di accesso e uso di internet aumentino o riducano i rischi che i ragazzi incontrano online, o li espongano a nuove esperienze rischiose. È stato somministrato un questionario faccia a faccia (autocompilato per le domande sensibili) in contesto domestico a 3.500 ragazzi utenti internet tra i 9 e i 16 anni e ai loro genitori Il campione è rappresentativo dei ragazzi di 9-16 anni che usano internet, e è stato costruito con una metodologia random.
I paesi partecipanti sono: Danimarca, Italia, Regno Unito, Romania, Belgio, Irlanda e Portogallo. Belgio, Irlanda e Portogallo sono entrati a far parte del network in modo auto-finanziato.
Il report Net Children Go Mobile: Risks and opportunities è online all'indirizzo http://www.netchildrengomobile.eu/reports/
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