Ogni anno in Italia vengono buttati via cinque milioni e mezzo di tonnellate di cibo. Al giorno sono 15000 mila. Un costo sociale economico, sociale e ambientale documentato dalla video-inchiesta “Cotto e sprecato” realizzata da tre studenti appena usciti dal master di giornalismo dell’Università Cattolica di Milano: Simone Giancristofaro, Linda Stroppa, Enrico Camana (nella foto). Il 3 aprile, grazie a questo lavoro giornalistico, ricevono il premio Sodalitas indetto dalla omonima fondazione in collaborazione con Sky Italia e Welfare Company.
Il premio, giunto all’undicesima edizione, viene organizzato ogni anno per promuovere un’informazione più attenta. Il riconoscimento viene assegnato agli operatori dell’informazione che hanno saputo distinguersi nell’approfondimento di particolare rilevanza sociale. “Cotto e sprecato” ha vinto il premio speciale Sky riservato alle scuole di giornalismo.
L’obiettivo è sensibilizzare a questi temi l’opinione pubblica e i media. Con la diffusione di tablet e smart-phone e dell’informazione 24 ore su 24, si punta alla velocità e si sacrifica l’approfondimento. Enrico Camana, uno dei vincitori del premio, ne è convinto: «Purtroppo per le inchieste c’è sempre meno spazio. C’è un problema economico perché costano di più ma e anche un problema di tutela. Se lavori per Report o Presa Diretta hai la Rai che garantisce. Ma se sei free-lance non c’è nessuno che ti copre le spalle».
Nei 17 minuti di inchiesta Camana, Giancristofaro e Stroppa non hanno denunciato solo gli sprechi di prodotti alimentari ma hanno anche raccontato come cibo ancora di qualità, scartato dalla Grande distribuzione alimentare, possa essere riutilizzato da associazioni di volontariato: una scatola di biscotti rotti invendibile in un supermercato può diventare molto utile per chi ha problemi economici.
Oltre al premio Sodalitas, l’inchiesta ha attirato l’attenzione di Repubblica: il video è stato infatti diviso in parti ed è stato pubblicato sul sito del quotidiano; a dimostrazione che il giornalismo di approfondimento, anche nell’era del web 2.0, riesce ancora a trovare un suo spazio.