«La ricetta per il futuro sulla pandemia è impegnarsi politicamente». È l’appello che lancia il professor Walter Ricciardi, docente di Igiene all’Università Cattolica del Sacro Cuore e Consigliere scientifico del ministro della Salute per la pandemia da coronavirus, nel corso del webinar “Covid-19 a tavola: tra falsi miti e realtà scientifica. Cosa pensano gli italiani e cosa consigliano gli esperti” promosso dal centro di ricerca Engage Minds Hub della Cattolica.
«Anche per noi scienziati – sostiene Ricciardi – non è più il tempo di dedicarci solo ai lavori scientifici, di pubblicare lavori ad alto impact factor, di parlare ai congressi. Se la decisione politica non viene basata sull’istruzione, sull’alfabetizzazione, sulla messa in sicurezza e sui comportamenti corretti corriamo il rischio di ricadere nella stessa situazione a breve. Questo terremoto deve averci insegnato qualcosa».
C’è bisogno, per questo, di trovare un linguaggio comune tra scienza e cittadini, intesi sia come consumatori che pazienti, spiega Guendalina Graffigna, direttrice di Engage Minds Hub e autrice della ricerca su alimentazione e Covid-19. Dallo studio emerge che il 24% degli intervistati è preoccupato di poter essere contaminato attraverso i prodotti alimentari. E, se è vero che il 60% degli italiani ritiene che l’alimentazione possa essere una chiave per rafforzare le difese immunitarie contro Covid-19, circa un terzo dei connazionali non ha un’opinione e vorrebbe capire meglio. Inoltre, dall’inizio della “fase 2” dell’emergenza Covid-19 il 15% della popolazione italiana dichiara di aver aumentato il consumo di integratori alimentari per difendersi dalla malattia. Una tendenza ancora più marcata tra coloro che hanno un titolo di studio elevato (master o dottorato) e che più temono il rischio di contagio da Covid-19.
Secondo il professor Ricciardi la ricerca dimostra che si sono ancora troppi “illiterate”, cioè persone che non comprendono testi complessi (illiterance linguistica), fenomeni complessi (illiterance scientifica) e comportamenti complessi (illiterance sanitaria). Non si possono trovare soluzioni preconfezionate, ma risposte chiare in termini di comunicazione. Per questo, secondo il professor Ricciardi, sul tema dell’alimentazione serve un’alleanza tra scienza e politica e tra scienza e comunicazione.
Gli fa eco il professor Andrea Ghiselli, presidente Sisa e dirigente di ricerca Crea, Alimenti e Nutrizione, per il quale serve un patto anche tra scienza e industria. Secondo il nutrizionista la gente ha molta fiducia nel rapporto tra alimentazione e malattia ma non ha capito qual è il rapporto tra le due. «Un italiano adulto su due è in sovrappeso: si mangia male e quello che mangiamo fiacca il sistema immunitario. Mangiare correttamente, invece, lo stimola più che assumere integratori alimentari, di cui siamo il popolo che in Europa fa maggior uso. Su questo negli ultimi anni l’industria si è mossa, riducendo del 30% i grassi, i grassi saturi e gli zuccheri negli alimenti: dobbiamo muoverci anche noi».
Un approccio su cui concorda anche il virologo dell’Ospedale Galeazzi Fabrizio Pregliasco, che conferma l’impatto della dieta sulla reazione al virus. «Il Covid è diventato un’ondata terribile soprattutto sui soggetti a rischio». Tra questi Pregliasco inserisce gli obesi, senza sottovalutare la malnutrizione». Essere malnutriti crea carenze immunitarie, essere sovrappeso fa scatenare in malo modo la reazione immunitaria. Né c’è, secondo uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità, un’evidenza sperimentale sull’uso preventivo o terapeutico degli integratori.
Per riallacciare il dialogo tra scienza e politica e tra scienza e comunicazione il professor Ricciardi ha lanciato ai suoi colleghi l’invito a impegnarsi politicamente. «Questo significa distogliere un po’ di tempo e di risorse dai lavori scientifici per far sì che le nostre intuizioni, le nostre evidenze, le nostre proposte vengano recepite. Altrimenti si tornerà a ricostruire sulla stessa falda e questo genererà nuovi terremoti e nuove paure». Ed è proprio questo, secondo Ricciardi, a fare «la differenza tra i paesi antisismici, cioè quelli che fanno le cose prima, e i paesi sismici che costruiscono le cose soltanto dopo le distruzioni».
«Impegnarsi politicamente, non c’è altra ricetta» ha affermato Ricciardi. «Io vengo da una università in cui questo incoraggiamento viene direttamente dal Papa. Francesco ha detto: “Se volete che le cose cambino, i cristiani, i cattolici devono diventare rivoluzionari”. Io non arrivo a dire tanto, ma bisogna impegnarsi a cambiare le cose».
Ricciardi ha concluso il suo intervento con uno sguardo all’Europa: «In Italia ci stiamo giocando un campionato del mondo in condizioni di difficoltà: il 17 e il 18 luglio al Consiglio d’Europa si giocherà una partita decisiva sul Recovery Fund. L’Italia non ci arriva molto bene: il “liberi tutti” della pandemia è come l’“abbassiamo le tasse” sul fronte fiscale: è come sventolare un panno rosso davanti ai Paesi rigoristi del Nord-Europa. Ma se andiamo a dire che i soldi che chiediamo ci servono per fare quello che abbiamo fatto fino a ora non penso che si vada lontano, soprattutto per un Paese che ha il 150% di debito pubblico e che quindi dipende dagli altri per la sopravvivenza».