Studenti-atleti è il binomio che ha dato origine al progetto Università e Sport: la Dual Career in Università Cattolica a partire dallo scorso anno accademico 2018/19.
L’idea, (è possibile partecipare al bando 2019/20 presentando la domanda entro il 21 novembre 2019) promossa dall’Ateneo con Cattolicaper lo Sport e il CUS, è nata a sostegno degli studenti con una carriera già avviata nel mondo dello sport a diversi livelli e oggi si è concretizzata in un servizio individualizzato di accompagnamento, orientamento e monitoraggio del percorso accademico e nell’erogazione di 4 borse di studio di 1000 euro ciascuna
In questo modo l’Università rende l’impegno sportivo agonistico degli studenti sempre più conciliabile con la carriera universitaria. Si tratta di 25 atleti che frequentano 7 diverse Facoltà dell’Ateneo (Scienze della Formazione, Economia, Giurisprudenza, Scienze politiche e sociali, Psicologia, Scienze linguistiche Scienze bancarie) e provengono da 19 sport differenti: pallamano, mountain bike, karate, danza sportiva, pallanuoto, sci alpino, nuoto salvamento, ginnastica ritmica, wakeboard, pallavolo, judo, pattinaggio di figura sincronizzato, pattinaggio di velocità, atletica leggera, hockey su ghiaccio, canoa, rugby, motocross e calcio.
Atleti come Cristina Chirichella, 25enne capitano della Nazionale italiana di pallavolo e della Igor Volley Novara. «La Dual Career è un percorso molto interessante e che ancora in tanti non conoscono. Io fortunatamente sono riuscita a entrarci subito e ne sono veramente contentissima - ha raccontato Cristina a Cattolicanews -. Essere seguiti da un tutor che ti aiuta a comunicare con i professori, per noi che non riusciamo a frequentare tutte le lezioni o che comunque abbiamo difficoltà a partecipare, è importantissimo perché ci consente di vivere l’università in modo sereno, cosa che spesso non accade perché i professori tendono a guardare con occhi diversi gli studenti che hanno deciso di fare dello sport il proprio lavoro».
Gli studenti che possono partecipare a questo programma devono rientrare in alcune categorie specifiche: rappresentanti delle Nazionali partecipanti a competizioni nazionali e internazionali; atleti di sport individuali, compresi fra i primi 12 posti della classifica nazionale di categoria giovanile o assoluta all’inizio dell’anno accademico di riferimento; atleti di sport di squadra, che militano in Società partecipanti a Campionati di massima serie; studenti coinvolti nella preparazione ai Giochi Olimpici Invernali e Paralimpici di Pechino 2022, ai Giochi Olimpici e Paralimpici estivi di Tokio 2020, ai Giochi Olimpici e Paralimpici giovanili invernali di Losanna 2020, ovvero studente riconosciuto “Atleta di Interesse Nazionale” dalla Federazione e dalle Discipline Sportive Associate e Lega professionistica di riferimento; atleti partecipanti alle Universiadi, ai Campionati Mondiali Universitari e ai Campionati Nazionali Universitari.
L’agonismo sportivo richiede un impegno elevatissimo in termini di tempo e il supporto dell’Università è fondamentale. «Secondo me studio e attività sportiva devono andare di pari passo - continua Cristina -. Per un giovane affacciarsi allo sport agonistico è importantissimo perché ti aiuta a crescere, non solo tecnicamente nella tua disciplina ma anche e soprattutto caratterialmente perché ti permette di superare difficoltà che nel ‘normale’ percorso scolastico non si affrontano. Se un giovane viene messo davanti al bivio “o lo sport o lo studio” sceglierà sempre il primo. Io stessa al momento della scelta ho privilegiato la carriera sportiva e per sei anni ho interrotto gli studi».
Il progetto Dual Career, nato in seguito al Protocollo d’intesa Sostegno alle carriere universitarie degli atleti di alto livello, siglato il 12 dicembre 2016 da MIUR, CRUI, CONI, CIP, CUSI e ANDUSI, ha così creato le condizioni necessarie per garantire la formazione universitaria a studenti-atleti che non vogliono rinunciare alla passione dello sport.
«La pallavolo non durerà per sempre e non potrà assicurarmi un percorso professionale a lungo termine - conclude Cristina -. La stagione della palestra finirà e, attaccate le scarpe al chiodo, dovrò pensare alla famiglia e a un lavoro. Conseguire una laurea triennale per me è la base da cui partire, ma non escludo anche un percorso magistrale. È una questione di conoscenza: ho scelto di studiare Scienze motorie per conoscere quello che faccio e come incide sul mio corpo».