Su iniziativa di S. E. mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e del Centro pastorale pubblichiamo su Cattolica News brevi testi evocativi, a partire dal Vangelo del giorno, per aiutare la riflessione e la preghiera in questo periodo così complesso a causa della crisi sanitaria legata alla diffusione del Coronavirus. Scriveranno teologi, assistenti pastorali e professori. I testi saranno accompagnati da un’immagine scelta in rete.
Vangelo di Giovanni (Gv 3, 31-36)
Ascolta "Chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra" su Spreaker.
C’è una regola aurea che il Vangelo di Giovanni talvolta ribadisce: chi viene dalla terra, parli delle cose della terra. Si obietterà che con la vertiginosa avventura dell’incarnazione cielo e terra sono uniti: niente di più vero. Ma il ponte tra cielo e terra, il mediatore, è uno solo: Gesù.
Per noi, uomini di terra, sapere del cielo è un dono inaudito. Ma parlare della terra è un compito imprescindibile. Gesù, ai suoi discepoli, non ha appaltato il cielo, ma consegnato le sue pecore. I cieli si sono aperti, il velo del tempio si è squarciato, ma non è un buon motivo per starsene con il naso per aria. È la terra il luogo degli amori e dei misteri da indagare.
Partrick Kavanagh, formidabile poeta cristiano, dedicò una poesia alla ‘terrosa’ quotidianità di un reparto d’ospedale (The Hospital, 1964).
Andatela a rileggere, quando sarete tentati dal cielo. Termina così:
(…) Naming these things is the love-act and its pledge
For we must record love's mystery without claptrap,
Snatch out of time the passionate transitory.
(dar nome a queste cose è l’atto d’amore e la sua prova
perché dobbiamo testimoniare il mistero dell’amore senza sproloqui
strappare al tempo la passione per ciò che passa)
Roberto Maier, docente di teologia