di Benedetta Ferrarini *
Un viaggio dentro l’istituzione che persegue alcuni dei peggiori crimini contro l’umanità. È quello che hanno compiuto a L’Aia gli studenti della facoltà di Giurisprudenza che partecipano alle Legal Clinics di Diritto internazionale, curate dal professor Gabriele Della Morte.
«La Corte è un tribunale internazionale in grado di giudicare gli individui colpevoli dei più efferati crimini (come il genocidio o i crimini contro l’umanità) ed è ospitata in una moderna struttura in vetro e ferro che incute timore solo allo sguardo» raccontano gli studenti. «Eppure, nonostante tale apparente freddezza, la sede della Corte, cui aspirano – comprensibilmente – molti studenti di giurisprudenza, è riscaldato dal calore e la disponibilità dei suoi funzionari che ci hanno trasmesso un’esperienza ricca e completa».
Alla Corte Penale Internazionale gli studenti hanno potuto assistere all’esame di un testimone nel corso del processo contro l’ex presidente della Costa D’Avorio Laurent Gbagbo e il suo ex ministro della giovinezza Charles Blé Gaudé (ndr entrambi sono accusati di crimini di guerra). La Camera incaricata di celebrare il processo è presieduta dal giudice italiano Cuno Tarfussen, che ha incontrato gli allievi delle cliniche legali nel corso di un appassionante colloquio.
La concomitanza con il ritrovo dei giuristi italiani che lavorano presso la Corte ha permesso anche di ascoltare le loro testimonianze. A fare da guida agli studenti Greta Barbone, laureata dell’Università Cattolica, mediatrice presso il Tribunale. La visita ha permesso al gruppo di conoscere più approfonditamente i poteri e il funzionamento della Corte, a partire proprio dal lavoro svolto dalla dottoressa Barbone, che si occupa dell’Outreach, ossia di un’ampia serie di attività volte a contrastare l’impunità, per esempio attraverso la raccolta delle testimonianze delle vittime, o lo stabilire una solida cooperazione con le autorità statali e Ong presenti sul campo.
«Questo viaggio ha rappresentato un’ottima opportunità per conoscere personalmente un’istituzione complessa e affascinante» affermano gli studenti delle Cliniche legali. «A prima vista sembra macchinosa e distante ma poi si rivela umana e trasparente, come i vetri che ne formano le pareti. Un’occasione più unica che rara per toccare con mano una prospettiva per l’approfondimento degli studi o per il lavoro, così come per accrescere la conoscenza dei nostri colleghi e compagni di viaggio a L’Aia».
Un giudizio che conferma l’importanza dell’offerta formativa delle Cliniche Legali, culminata con questa visita. «La nostra speranza – concludono – è quella di aver piantato il primo seme di un legame duraturo con la Corte: esortiamo i futuri colleghi a partecipare numerosi».
* studentessa di Giurisprudenza. Con lei hanno collaborato altri studenti delle Law Clinics di Diritto internazionale dell’Università Cattolica (a.a. 2016-2017)