Quanto e come incide davvero la corruzione sull’economia e sulla società? Questo l’interrogativo che ha mosso i promotori del seminario della facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Roma, dal titolo “L’economia della corruzione, la corruzione dell’economia” che si terrà mercoledì 16 marzo alle 16 nell’Aula 1 del Polo Universitario Giovanni XXIII (Largo F. Vito, 1).
«Le ricette anticorruzione elaborate e proposte in questi anni sono numerose e articolate – dichiara il professor Gabrio Forti, preside della facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, fra i relatori del seminario – ma spesso sono rimaste solo sulla carta. L'istituzione dell'Anac, l'Autorità Nazionale Anticorruzione, e soprattutto la creazione delle condizioni perché essa cominciasse a operare effettivamente, ha rappresentato una delle novità più significative e concrete in questa direzione, anche se l'impegno a sostenerla con adeguate risorse, materiali e normative, dovrebbe essere accresciuto. La prevenzione e il contrasto della corruzione richiedono soprattutto mezzi capaci di far emergere il fenomeno nelle sue dimensioni e caratteristiche reali, di portare alla luce le degenerazioni che esso produce nei rapporti tra politica, amministrazione e imprese».
Secondo il preside di Giurisprudenza si potrebbe dire che «negli ultimi vent’anni la corruzione si sia ulteriormente “corrotta”, nel senso che si è approfondita la confusione di ruoli e interessi pubblici e privati: nella fitta rete di relazioni e favori occulti, di raccomandazioni e conflitti di interesse, è perfino arduo capire chi sia il corrotto e il corruttore o anche solo individuare la tangente oggetto dello scambio illecito».
«La corruzione ha un potere replicante, capace di attaccare tutti i tessuti della società e di espandere illegalità di ogni tipo - conclude il professor Forti - . Il Preambolo della Convenzione Onu contro la corruzione del 2003 ha del resto sottolineato i "nessi esistenti tra la corruzione ed altre forme di criminalità, in particolare la criminalità organizzata e la criminalità economica, compreso il riciclaggio di denaro. Per attivare gli anticorpi che difendano la società dal malaffare e dalle sue infiltrazioni, occorre l’acquisizione e disseminazione di strumenti operativi, conoscitivi e culturali in grado di comprendere e fronteggiare il contesto sistemico in cui la corruzione cresce e si diffonde"».
La corruzione dilaga fra le notizie quotidiane, come un virus che genera sfiducia. «Ma qual è il suo peso effettivo, quali gli effetti sull’economia, quali gli antidoti?» si chiede Gianpiero Fumi, docente di Storia economica nella sede di Roma e di Milano, fra i promotori dell’iniziativa. «Negli studi universitari, dove si formano i futuri protagonisti della nostra economia, la questione della corruzione non è molto presente nei corsi riguardanti il management, la consulenza aziendale e le altre professioni economiche. Eppure l'economia non esisterebbe se imbroglioni e comportamenti illegali fossero dominanti» fa notare il professore.
«L'economia di mercato ha bisogno che prevalgano comportamenti virtuosi: di fiducia, laboriosità, prudenza, credibilità. Le imprese e gli imprenditori che scelgono pratiche corruttive come la via più breve per giungere al profitto spesso si rivelano deboli e inefficienti nel medio periodo. Quando poi la corruzione si diffonde e supera il livello di guardia, essa peggiora l'intero ambiente circostante. Diventa una minaccia per la stessa economia: la concorrenza viene soffocata e si riducono gli stimoli all'innovazione, la caduta di credibilità porta alla fuga degli investimenti, la prevalenza di logiche di potere rispetto al merito produce la perdita di talenti». In questa prospettiva «il pensiero critico e gli orientamenti di valore che provengono dal magistero sociale della Chiesa sono essenziali per una economia sostenibile e umana».