Il Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” di Roma si conferma ospedale “amico delle donne”. Per la terza volta ha ottenuto il riconoscimento dei tre Bollini Rosa (il massimo previsto) dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (Onda) per il biennio 2016/17 che lo confermano quale ospedale attento alla salute femminile. La cerimonia di premiazione si è svolta stamattina, 16 dicembre, a Roma alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Per il biennio 2016-2017 sono 249 gli ospedali italiani premiati: 82 hanno ottenuto il massimo riconoscimento (tre bollini), 127 due bollini e 40 un bollino. Il Gemelli è una delle 6 sole strutture ospedaliere del Lazio ad avere ottenuto i 3 Bollini.
Tre i criteri di valutazione con cui sono stati giudicati gli ospedali candidati ai Bollini da Onda, che dal 2007 attribuisce ogni biennio questo riconoscimento: la presenza, all’interno delle aree specialistiche di maggior rilievo clinico ed epidemiologico, di servizi rivolti alla popolazione femminile, appropriatezza dei percorsi diagnostico-terapeutici, a garanzia di un approccio alla patologia in relazione alle esigenze della donna, e offerta di prestazioni aggiuntive legate all’accoglienza in ospedale e alla presa in carico della paziente, come la telemedicina, la mediazione culturale e il servizio di assistenza sociale.
Sono tutte caratteristiche presenti e particolarmente sviluppate nelle strutture di assistenza, cura e ricerca del Polo della Salute della Donna e del Bambino del Policlinico Gemelli.
«Ringrazio Onda per questo riconoscimento, che premia l’impegno di tutto il personale medico e sanitario del Gemelli, in particolare di chi si occupa quotidianamente della tutela della salute delle donne – ha affermato il direttore generale del Policlinico A. Gemelli Enrico Zampedri -. Il nostro vuole essere sempre di più un ospedale vicino alle donne e alle loro esigenze; il nostro impegno si esprime nell’offerta delle terapie migliori, ma anche nella ricerca e nella formazione affinché tutte le patologie di genere, specialmente quelle oncologiche, possano essere combattute nel modo più efficace. Tutti ci impegniamo affinché quotidianamente queste azioni i svolgano avendo come fine la cura globale della persona, anche negli aspetti non propriamente medici e sanitari, accompagnando ogni donna nel suo percorso ospedaliero anche sul piano psicologico, sociale e familiare».
«Tutelare la salute femminile significa tutelare la salute di un’intera famiglia, di tutta la collettività – ha sottolineato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin -. Le donne, infatti, svolgono un ruolo strategico per l’adozione di stili di vita corretti e salutari nonché per la prevenzione, cura e riabilitazione delle patologie che possono colpire l’ambito familiare. La promozione della salute delle donne rappresenta dunque un obiettivo strategico ed è misura della qualità, dell’efficacia ed equità del nostro sistema sanitario. Purtroppo le donne non trovano sempre una risposta, all’interno del Servizio Sanitario Nazionale, alle loro specifiche esigenze a causa di modelli organizzativi che spesso hanno ancora poca attenzione alle esigenze di genere e questa è sicuramente una ‘lacuna’ che va colmata».
«Questa nuova edizione del Bando ‘Bollini Rosa’ conferma l’impegno di Onda nel promuovere un approccio “di genere” nell’offerta dei servizi socio-sanitari, imprescindibile per poter garantire una corretta presa in carico della paziente in tutte le fasi della vita femminile» ha detto il presidente di Onda Francesca Merzagora.
«Disegnare percorsi sempre più specifici per la salute delle donne significa aumentare l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale, migliorare gli esiti delle prestazioni erogate e costruire una sanità che tiene conto dei presupposti sociali e culturali in cui opera» ha affermato Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. «Le 249 strutture, individuate da Onda, sono il segno di come è possibile fare in modo che la sanità possa crescere all’interno di fasce di popolazione caratterizzate da bisogni diversi: sociali, di genere e di razza, ma nel rispetto del diritto di tutti a essere non solo pazienti, ma innanzitutto persone che esprimono un bisogno di cura».