Pubblichiamo una parte dell'editoriale del professor Alessandro Rosina uscita su Il Sole 24 ore di mercoledì 30 ottobre
di Alessandro Rosina *
Il risanamento della frattura tra Sud e Nord del Paese è parte rilevante della riduzione dei divari tra l’Italia e il resto d’Europa. Il premier Conte è intervenuto varie volte dopo l’avvio del nuovo governo per ribadire che il rilancio delle regioni del Mezzogiorno è uno degli impegni principali del suo programma. Un impegno non nuovo nella storia della nostra Repubblica. La novità vera sarebbe vedere la frattura finalmente ridursi. Ma non basta l’azione di governo. L’iniziativa recente più interessante a questo proposito è il Manifesto per un nuovo Sud in una nuova Europa, presentato da Claudio De Vincenti, con il sostegno di Confindustria e della Conferenza dei rettori.
I dati continuano, del resto, a ritrarre l’Italia come uno dei Paesi dell’Unione europea con maggiori divari territoriali rispetto ai livelli economici e sociali e alle dinamiche demografiche, ma anche uno di quelli che in questo secolo meno sono riusciti a ridurre tali differenze. La forza della crescita espressa nel primo tratto di questo secolo stenta a rivelarsi in grado di dar la spinta che servirebbe per un processo solido e continuo di convergenza.
I dati più recenti non sono incoraggianti, come mostrano anche le anticipazioni del Rapporto Svimez 2019. Se l’Europa è in difficoltà a crescere, l’Italia è quasi in stagnazione e il Sud torna al segno negativo senza aver ancora recuperato i livelli precrisi. Insomma il quadro ben noto di ciò che rende debole l’Italia nel confronto con gli altri paesi sviluppati, rende debole al quadrato il Sud.
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* docente di Demografia, facoltà di Economia, campus di Milano