di Salvatore Raia *
Il coronavirus è piombato nelle nostre vite quasi all’improvviso, costringendoci a cambiare le nostre abitudini, a modificare il corso della nostra quotidianità, a rivedere le nostre esigenze e le nostre preoccupazioni di studenti universitari.
Il tessuto sociale degli studenti dell’Università Cattolica si è momentaneamente disperso fisicamente, in ottemperanza ai decreti emanati, ed è stato demandato, temporaneamente, all’utilizzo delle risorse online e alla virtualità, il prosieguo della didattica e dei corsi di laurea con lezioni ed esami via web, in attesa della ripresa di quella autentica relazionalità in presenza che è propria dello spirito ecclesiale e del cuore pulsante del nostro ateneo.
Molti studenti, in seguito all’inizio del lockdown, sono tornati nelle loro case, nelle proprie regioni di provenienza, in attesa di nuove disposizioni del governo, ma una parte di questi ha deciso, per varie motivazioni, di restare a Roma, rimanendo all’interno della realtà formativa dei collegi in campus della nostra università.
In questa cornice di eventi, al Collegio Nuovo Joanneum, gli studenti hanno trascorso le festività pasquali in modo certamente non previsto, lontani dagli affetti familiari, dalle proprie abitazioni e dalle tradizioni a loro care.
Tuttavia, forti dei legami istaurati nel corso dell’anno e dell’unione comunitaria e spirituale vissuta quotidianamente in questo luogo di genuina relazionalità cristiana, i collegiali hanno potuto vivere una Settimana Santa diversa, una Settimana Santa che difficilmente avrebbero pensato di vivere al culmine del cammino quaresimale di questo anno liturgico: una Settimana Santa trascorsa interamente in collegio.
La Settimana è stata scandita dai suoi tradizionali riti liturgici, a partire dalla messa della Domenica delle Palme fino alla Santa messa Pasquale. I riti sono stati celebrati all’interno del collegio nel rispetto delle prescrizioni della Cei e delle distanze di sicurezza previste e hanno generato nella comunità, in questo tempo di dolore e sofferenza globale, un clima di autentico ottimismo, un clima di gioia e di speranza, di fiducia nella salvezza, suscitando al contempo la profonda riflessione interiore sul significato della Pasqua e della Resurrezione di Gesù, nel rimando costante alla centralità di questa festività per il Cristianesimo.
Nella celebrazione della veglia Pasquale don Paolo Bonini ha ricordato nella sua omelia, in riferimento al preconio cantato, come il debito di Adamo, saldato da Cristo nella notte della Resurrezione, fosse un debito di amore. Adamo infatti non ha saputo amare, ascoltare, obbedire al Signore.
In questo senso l’assemblea dei cristiani e dei fedeli è chiamata a ricordare e vivere intensamente il significato di questa santa Notte, cercando e sforzandosi, nel percorso lungo la via della santità, di tener fede al debito saldato da Cristo, nuovo Adamo, per farsi capaci di Amore intenso e di autentico Ascolto, vero significato dell’obbedienza alla Parola, per la ricerca della salvezza. E di farlo, soprattutto, nei confronti dei più fragili e dei più deboli, e anche verso se stessi, interrogandosi sul significato del proprio percorso e scrutando il proprio cuore.
Memorabile è stato poi il pranzo di Pasqua organizzato e preparato dai collegiali insieme alla direzione del collegio, rispettando le norme igieniche necessarie e seguendo il distanziamento previsto. Numerose portate si sono susseguite nel corso della giornata: dagli antipasti preparati da Davide e Alberto, alle Lasagne al ragù di Filippo, i bucatini all’amatriciana di Edoardo fino all’agnello con patate di Pasquale, le salsicce di Alessandro e la macedonia e la torta Crepes di Denis, il tutto svoltosi con l’attento coordinamento di Vincenzo. Non sorprende, infatti, il fatto che si sia finito di mangiare intorno alle 18.
Al culmine quindi di questa Settimana Santa ricca di eventi e di momenti speciali per tutta la comunità, una Settimana insomma insolita ma di grande intensità spirituale e sicuramente per tutti noi indimenticabile, ci siamo sentiti rafforzati nello spirito e nutriti nella speranza, nonché fortificati nei legami affettivi sviluppati in collegio, disponendoci insieme in attesa e pregando pazientemente che presto si possa ricostituire la nostra comunità universitaria e collegiale in presenza, nella sua interezza. Pregando inoltre per la fine di questa pandemia, che ci ha svelato ancora più chiaramente, come evidenziato da Papa Francesco nel discorso a Piazza San Pietro del 27 Marzo, tutta la fragilità della nostra esistenza e la nostra incapacità di bastare a noi stessi, non potendo fare a meno di riconoscere nell’amore e nella relazione con il prossimo e con le persone a noi care un sostegno immancabile ed un fine imprescindibile per la nostra persona e per il nostro spirito, cogliendo così pienamente tutta la bellezza, la grazia ed il dono prezioso di poter vivere quotidianamente nell’incontro con l’altro e con le persone a noi care, l’incontro autentico con Gesù Cristo nostro Salvatore.
* Aiuto-Direttore Collegio Nuovo Joanneum, tutor Corso di laurea in Medicina e Chirurgia