L’analisi della situazione del Medioriente nell’editoriale del professor Riccardo Redaelli pubblicato da “Avvenire”.
di Riccardo Redaelli *
Abituati come siamo a una politica fatta via twitter, urlata e basata sul solleticare gli umori dei propri sostenitori, commentata da tifosi più che da analisti, diventa arduo cercare di valutare oggettivamente quanto sta avvenendo nel Vicino Oriente dopo l’uccisione del generale Soleimani e la risposta simbolica da parte dei pasdaran con il lancio (con preavviso) di missili su due basi americane in Iraq. Eppure, alcuni elementi sono già abbastanza chiari.
Il primo è che l’Amministrazione Trump, checché ne dicano i suoi sostenitori e gli scatenati sovranisti europei che ne apprezzano ogni mossa, è palesemente priva di una strategia politica per la regione. Colpa grave per ogni Governo, imperdonabile per la maggiore superpotenza mondiale. La decisione di uccidere un personaggio importante e popolare quale Soleimani, oltre al vice-comandante delle Forze di mobilitazione popolare irachene, al-Muhandis – un capo milizia che era tuttavia inserito nella catena di comando del sistema di difesa iracheno – è stata presa senza una seria valutazione delle conseguenze. Per di più in un momento in cui proprio la strategia di Soleimani in Iraq mostrava i suoi limiti.
Si è così trasformato un abile stratega iraniano in un martire che rimarrà nella storia di quel Paese, dopo averne esagerato le capacità e i successi. Perché la verità è che fino al giorno della sua morte cresceva l’insofferenza per le ingerenze iraniane anche fra gli sciiti iracheni.
Ora invece gli Usa si trovano a dover gestire la richiesta del Parlamento iracheno di ritirare le loro truppe. Richiesta a cui Trump ha risposto in modo assurdo minacciando rappresaglie economiche e politiche, bruciando così altri ponti con la dirigenza irachena. Il problema è che alla Casa Bianca e nei Dipartimenti che contano mancano centinaia di consiglieri e dirigenti, eliminati e mai rimpiazzati dal troppo attivo 'clan' Trump e dagli estremisti che circondano il presidente.
* docente di Geopolitica alla facoltà di Scienze politiche e sociali, Università Cattolica, campus di Milano