La finanza è sempre più “green”. Da alcuni anni in tutto il mondo il mercato degli investimenti finanziari sostenibili, infatti, è, in forte espansione, e l’Europa è leader in questo settore: tra il 2012 e il 2018, il valore delle attività gestite da fondi comuni “responsabili” europei è raddoppiato, passando da 250 a 500 miliardi di euro.
Eppure la crisi sanitaria generata dal Covid-19 pone problemi nuovi. «Ad esempio il calo del prezzo del petrolio dovuto alla crisi economica potrebbe disincentivare gli investimenti alla ricerca di energia pulita e di energia rinnovabile», spiega Angelo Baglioni, docente di Economia monetaria e direttore di Osservatorio Monetario. «Oppure c’è il problema relativo all’impiego dei fondi pubblici utilizzati per risollevare le economie colpite dalla crisi legata al Coronavirus, come ad esempio il Recovery Fund - continua il professor Baglioni -, con l’augurio che questi fondi siano impiegati in settori verdi e non viceversa per favorire attività economiche più tradizionali. C’è poi tutto il problema legato alla gestione del rischio per gli intermediari finanziari: finora essi si erano occupati, tra l’altro, del rischio ambientale, adesso si pone un rischio nuovo, quello sanitario».
Questi sono alcuni temi al centro del webinar Finanza sostenibile e crisi sanitaria Quali prospettive?, in programma venerdì 5 giugno dalle 11 alle 12.30. L’evento online, promosso dall’Associazione Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa (ASSBB), è anche l’occasione per presentare il n.1/2020 di Osservatorio Monetario intitolato Finanza verde: regole, opportunità, rischi. Dopo i saluti di Rony Hamaui, docente di Economia Monetaria in Cattolica, intervengono Paola Bongini, Università di Milano – Bicocca, Gianluca Manca, Commissione UE – Ecolabel, Claudia Pasquini e Angela Tanno, Associazione Bancaria Italiana.
Al di là della pandemia, la finanza sostenibile ha avuto uno sviluppo impetuoso negli anni recenti. Secondo l’Osservatorio, sempre tra il 2012 e il 2018, ancora più impressionante è stata la crescita dei cosiddetti green bonds, titoli di debito i cui proventi sono utilizzati per finanziare attività “verdi”, come la ricerca e sviluppo di fonti di energia rinnovabile o di innovazioni che consentano di consumare meno energia: tra il 2014 e il 2019, le emissioni di green bonds a livello mondiale sono quintuplicate, passando da meno di 50 miliardi di dollari a oltre 250.
«L’interesse per gli investimenti sostenibili proviene sia dagli investitori istituzionali, come fondi pensione, assicurazioni e altri intermediari finanziari, sia dai risparmiatori al dettaglio», osserva Angelo Baglioni, direttore Osservatorio Monetario. Questo interesse, continua Baglioni, può avere due motivazioni: «La prima è la volontà di destinare i propri investimenti alla buona causa della sostenibilità, secondo diversi criteri tra cui quello ambientale sta diventando quello dominante. La seconda è data dal fatto che spesso il rispetto di criteri ESG va di pari passo con un buon rendimento e un basso rischio degli investimenti: le imprese che si impegnano a rispettare criteri di sostenibilità sono spesso quelle che hanno una governance migliore e una trasparenza maggiore. In altre parole: investire in modo responsabile non vuol dire rinunciare al rendimento».
Esistono, però, alcuni ostacoli a uno sviluppo ancora maggiore della finanza sostenibile. Tra questi l’incertezza del quadro delle regole. «La classificazione delle attività economiche sostenibili e degli investimenti che rispondono a criteri ESG è stata finora prevalentemente affidata a soggetti privati e ad associazioni di intermediari finanziari. È evidente la necessità di disporre di una regolamentazione che consenta ai partecipanti al mercato di disporre di criteri comunemente accettati di classificazione delle attività economiche e finanziarie e di requisiti di trasparenza».
Da questo punto di vista, l’Europa si è mossa prima degli altri. «La strategia europea è stata delineata nel Piano d’azione pubblicato dalla Commissione UE nel marzo 2018. Questo prende come riferimento l’accordo di Parigi del 2015 e l’obiettivo di limitare il riscaldamento climatico a un valore inferiore ai 2°C (incremento rispetto ai valori pre-industriali). A valle del Piano d’azione, sono in corso di adozione numerosi provvedimenti: dalla tassonomia delle attività sostenibili ai requisiti di trasparenza per chi fornisce servizi di investimento, alla definizione di standard europei per i green bonds e per i fondi di investimento che si vogliano fregiare della etichetta di “sostenibilità ambientale” (Ecolabel), ai criteri di gestione dei rischi finanziari derivanti dai cambiamenti climatici», dichiara Angelo Baglioni.
Tra gli aspetti presi in esame in questo numero dell’Osservatorio monetario, oltre a una guida sintetica ai complessi sviluppi regolamentari, un approfondimento del mercato dei green bonds, una fotografia dei prodotti di risparmio gestito che rispondono a criteri ESG, un quadro sul tema della trasparenza del settore bancario, in relazione al tema della sostenibilità. Oltre a discutere le tematiche regolamentari, relative alla rendicontazione non finanziaria, l’Osservatorio monetario raccoglie anche i risultati di una indagine effettuata dall’ABI per misurare l’integrazione dei fattori di sostenibilità nel business bancario.