“Qualche settimana fa quando molti studenti sono scappati da Milano per tornare a casa, dai propri affetti, dai propri cari, io non me la sono sentita di criticarli. Anche io, come loro, ho avuto paura di restare sola”. Ad aprirci una pagina del suo diario di vita in queste settimane difficili, è Maria, laureanda magistrale della facoltà di Scienze politiche e sociali. Lei, che viene da un piccolo paese della provincia di Sassari, è restata nella città dove due anni fa ha deciso di venire a studiare. “La Cattolica l’ho scelta perché durante la triennale in Sardegna ho imparato molto dai libri di alcuni docenti come Laura Zanfrini e Fabio Folgheraiter. Per me erano già “volti” noti, un punto di riferimento per la mia formazione”.
“Se ci ripenso adesso, è stata la razionalità a non farmi correre in aeroporto e salire sul primo volo per Alghero, racconta. Maria è rimasta nella residenza delle Suore Stimmatine dove vive insieme ad altre ragazze e ha continuato a scrivere la tesi in vista della sessione di aprile. Un lavoro finale che parte dallo stage di ricerca, durato alcuni mesi all’interno dell’associazione Libera, e che racconta da vicino l’esperienza di 7 minori sottoposti alla sospensione del processo e alla messa alla prova dopo aver commesso dei reati.
“Se non avessi scelto una strada così impegnativa – continua – forse sarei riuscita a laurearmi a febbraio e adesso non mi troverei in una situazione che mi fa soffrire”. Ma il suo non è certo un pentimento, ci tiene a dirlo. Quando è arrivata la notizia che tutti i voli da e per la Lombardia erano bloccati, per Maria, come per altri studenti fuorisede, il pensiero è andato subito al tempo che sarebbe trascorso prima di rivedere i propri familiari e alla laurea senza di loro”.
“Questi anni passati in Cattolica sono stati meravigliosi – racconta – l’attenzione e lo sguardo di amore dei professori e di tutti verso noi studenti, me li porterò dietro per sempre”. Anche se il giorno della laurea non sarà come lo aveva immaginato, almeno i suoi genitori li vorrebbe accanto: “Se sono qua è grazie a loro che hanno fatto sacrifici, anche economici, per permettermi di realizzare il mio sogno. Vorrei che i loro volti mi accompagnassero in questo traguardo così importante”.
Pensare alla laurea in una situazione così grave le sembra un po’ egoista, ma il suo è uno sguardo verso il futuro, e riuscire a vedere il futuro in un momento come questo non è facile. “Questi giorni di coronavirus – riflette – ci hanno insegnato a stare nella realtà, a vivere il presente, giorno per giorno”.
La notizia di una sessione straordinaria a fine maggio accende un sorriso: “Se ci sarà data la possibilità di spostare la laurea, noi studenti fuorisede riusciremmo forse a tornare a casa. Si vedrà, andrà come deve andare”, ma di una cosa è certa, “non può finire così, dopo tutto, qualcosa di bello ci sarà”.