È la Puglia - regione ricca di storia, arte, tradizioni e artigianato, la cui architettura racconta l'influenza dei vari popoli che la elessero a propria dimora nel corso dei millenni - il luogo scelto dalla direttrice artistica della maison Dior Maria Grazia Chiuri per la presentazione mondiale della collezione Dior Cruise 2021, avvenuta nel centro storico di Lecce lo scorso 22 luglio.
Uno show di grande suggestione, a cui hanno assistito vip e personalità di fama mondiale, accompagnato dai video che documentano suggestioni e tradizioni salentine che hanno ispirato la collezione, e a cui ha lavorato anche Giuseppe Schimera - professione regista, editor e montatore, laureato al Dams nel campus bresciano e cresciuto in provincia di Lecce – che per questo progetto si è occupato delle fasi montaggio e post-produzione delle immagini.
Giuseppe in cosa è consistito il tuo lavoro commissionato da Dior? «Con la collezione Cruise 2021, Dior ha voluto omaggiare la tradizione salentina, fatta di musiche, artigianato, cultura delle luminarie e molto altro. Per farlo ci ha chiesto di realizzare una decina di mini documentari dedicati agli artigiani del luogo, gli stessi contattati dalla stilista Maria Grazia Chiuri per realizzare alcuni dettagli degli abiti della collezione. La regia del progetto è di Edoardo Winspeare di Saietta Film - regista noto poiché si è spesso occupato di tematiche relative a questa regione d’Italia - mentre la parte di post-produzione e montaggio è stata affidata a me e al collega Marco Conoci, entrambi al lavoro per la società Passo Uno».
Qualche esempio di cosa si può vedere in questi documentari? «Una video-pillola riguarda una signora novantenne che tuttora esegue ricami col tombolo, mentre un’altra ha per oggetto il lavoro del disegnatore Pietro Ruffo, che ha disegnato gli ornamenti a forma di fiori, spighe di grano e animali applicati sui capi della collezione. Ci sono poi le Costantine, un gruppo di donne che realizza tessuti al telaio, un ceramista o, sempre in fatto di tessitura, i fratelli Massimo e Gabriele della tessitura Tre Campane, che portano avanti l’antica tradizione dell’orditura di riciclo, utilizzando fili di lana scartati per realizzare nuovi tessuti».
Quali criteri di selezione delle immagini avete adottato durante il lavoro di montaggio? «È un progetto molto improntato a raccontare il lato umano e i volti delle persone che si celano dietro alle professionalità. Inoltre volevamo che ogni video-pillola avesse un tratto caratteristico e distintivo. Per esempio, nel video che ha per protagoniste le Costantine abbiamo dato risalto al ritmo sonoro dettato dal lavoro al telaio: ne emerge tutta la potenza acustica e legata al lavoro di gruppo che permea questo luogo di lavoro composto da sole donne. Diversamente, la clip che racconta il processo creativo di Ruffo comunica il clima rilassato e fluido in cui lavora il disegnatore; mentre la dimensione della tradizione familiare perpetuata di generazione in generazione è ben rappresentata dalla storia dei fratelli tessitori Tre Campane, “forgiati dal padre” - come loro stessi raccontano - a compiti diversi ma complementari l’uno all’altro».
Un gran lavoro di selezione... «Il lavoro di scelta e scrematura delle immagini girate - in generale fondamentale affinché il prodotto finale risulti coerente e non caotico - è stato corposo. Si prova sempre un certo dispiacere nell’essere costretti a tagliare scene o frammenti di girato. Ma chi fa il nostro lavoro ha una responsabilità dei confronti dello spettatore, che non deve annoiarsi né essere distolto dal fulcro del discorso. La difficoltà del nostro lavoro è proprio questa: realizzare un prodotto finale che rimanga entro i tempi dati dal committente, senza tuttavia perdere il senso e lo spirito di ciò che stiamo raccontando».