Su iniziativa di S. E. mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e del Centro pastorale pubblichiamo su Cattolica News brevi testi evocativi, a partire dal Vangelo del giorno, per aiutare la riflessione e la preghiera in questo periodo così complesso a causa della crisi sanitaria legata alla diffusione del Coronavirus. Scriveranno teologi, assistenti pastorali e professori. I testi saranno accompagnati da un’immagine scelta in rete.
Vangelo di Giovanni (Gv 15, 12-17)
Ascolta "La sorpresa di sentirsi dire "amico"" su Spreaker.
Non è affatto banale sentirsi chiamare “amico”! Lo sa bene chi prova ora sulla sua pelle la solitudine per aver perso un amico caro o perché le difficoltà presenti hanno reso più difficile incontrarsi e vivere momenti di dialogo davvero profondi, capaci di nutrire la certezza che vi sia qualcuno capace di avermi a cuore almeno quanto (e talvolta più) di quanto io stesso abbia a cuore me stesso. Per meno di questo, infatti, non si può parlare di amicizia, ma solo di un suo ingannevole surrogato, senza valore.
Nel vangelo di oggi Gesù ci chiama amici suoi. Ciascuno di noi può a buon diritto ritenersi tale: proprio per te, per me, per ciascuno di noi Cristo ha dato la Sua vita. Ma non è tutto: Gesù ci tratta da amici perché ci ha fatto conoscere, dice, «tutto ciò che ho udito dal Padre mio» (Gv 15,15). Si inaugura una nuova era: quella in cui la volontà di Dio cessa di essere un enigma da decifrare, spesso con un misto di paura e di sospetto, ma si manifesta pienamente attraverso il fatto di una vita, quella di Cristo, donata per noi. La sola condizione per entrare in questa nuova relazione di fiducia con Dio è guardare gli altri come Cristo stesso li guarda: con amore. O, almeno, sentire desiderio e nostalgia di poterli guardare così, e domandarne a Lui la capacità.
Francesco Braschi, docente di teologia