L’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, rivolge un augurio per Pasqua all’intera comunità universitaria, impartendo la sua benedizione non dal pulpito di una chiesa ma da una panchina del giardinetto di piazza Fontana, lasciando sullo sfondo il palazzo della Curia Arcivescovile.
L’invito gli era stato richiesto dal Rettore dell’Università Statale, il professor Elio Franzini e condiviso con gli altri Rettori delle diverse sedi presenti sul territorio della diocesi ambrosiana.
«Quando io parlo in Chiesa sono il Vescovo, ma ora a che titolo mi rivolgo a te? Lo faccio come i mendicanti che girano da queste parti, mi rivolgo a te come il mendicante», esordisce l’Arcivescovo, chiedendo sommessamente attenzione al mondo dell’accademia da un luogo umile per eccellenza: la strada.
Nel messaggio che egli stesso definisce “la benedizione del mendicante”, dopo aver espresso la propria condivisione per i disagi che la quarantena impone a studenti e docenti, suggerisce una riflessione sul valore della scienza: «In questo momento viene da chiedersi se non ci sia bisogno di una sapienza più alta, di una comprensione più alta di quello che sta succedendo, c’è bisogno di rispondere non solo alle domande “come funziona?”, “quanto costa?”, “come si misura?”. Forse abbiamo bisogno di un modo di studiare che affronti anche le domande fondamentali di senso. Abbiamo bisogno di una scienza che non sia solo a disposizione degli azionisti, ma possa servire anche a me, che sono mendicante di significato qui, sulla strada».
«La benedizione del mendicante - sottolinea l’Arcivescovo - vuole essere un invito a un pensiero più umile, a un modo di considerare se stessi e le proprie possibilità con un maggior senso delle proporzioni dei problemi che contano. Abbiamo bisogno di un modo di pensare più modesto, più disponibile, un modo di pensare come quello dei mendicanti».
«Se mi ha dato l’elemosina di un po’ di tempo, io dico che Dio ti benedica», conclude l’Arcivescovo.