Al Policlinico Gemelli c’è anche un robot nella squadra dei chirurghi che contribuisce al buon esito di interventi complessi e all’avanguardia. Il robot lavora già da alcuni mesi e progressivamente lo farà a pieno regime, in modo da garantire il massimo utilizzo di una “risorsa” altamente tecnologica, ma molto costosa. Il robot da Vinci è oggi impiegato da un team di chirurghi del Gemelli di diverse specialità: chirurghi digestivi, chirurghi endocrini, urologi, ginecologi, chirurghi toraci e chirurghi epatobiliari. È da pochissimo in forza presso il Gemelli e già con lui sono stati eseguiti più di 50 interventi con ottimi risultati. La maggioranza degli interventi finora effettuati sono stati isterectomie e prostatectomie radicali, surrenectomie, resezioni del retto, colposacropressie, colecistectomie, emicolectomie, pancreasectomie, bypass gastrico, timectomie. Il robot-chirurgo è ormai al lavoro tutti i giorni in sala operatoria: l’obiettivo è di effettuare 450-500 interventi chirurgici robotici l’anno.
Dell’uso del robot in chirurgia si è parlato il 25 gennaio al Policlinico Gemelli nel meeting “La Robotica in Chirurgia Digestiva, i vantaggi e i costi” promosso dal Giovanni Battista Doglietto, docente di Chirurgia generale alla sede di Roma e direttore del dipartimento di Scienze chirurgiche del Policlinico.
«Il robot è una tecnologia d’avanguardia, che consente di effettuare interventi chirurgici ad alta complessità con tecnica mininvasiva - spiega il professor Doglietto -. L’acquisizione del robot-chirurgo – costato oltre 3 milioni di euro - è un ulteriore passo avanti che la Direzione generale del Policlinico Gemelli, di concerto con i clinici, ha deciso di fare per rafforzare e incrementare ulteriormente l’offerta assistenziale a beneficio dei pazienti che si rivolgono al nostro ospedale».
In Italia sono circa 60 i centri (sei nel Lazio) che oggi dispongono del robot chirurgo: in molte di queste strutture, tuttavia, non viene utilizzato quotidianamente, soprattutto per motivi di budget. Infatti il valore del rimborso del Drg per gli interventi chirurgici in cui il robot è impiegato non è attualmente adeguato ai costi della nuova tecnologia. «Il problema è che l’alta complessità di questo tipo di interventi non è riconosciuta dalla vigente normativa che regola la remunerazione delle prestazioni sanitarie», considera il professor Doglietto.
Ciò fa sì che la differenza tra la cifra rimborsata dalla Regione attraverso i Drg e la reale spesa sostenuta per l’uso del robot chirurgo, rimanga a carico dell’ospedale. Le spese elevate di acquisto e manutenzione degli strumenti robotici aumentano di circa 2-3 volte il costo complessivo dell’intervento rispetto alla tecnica laparoscopica classica. In chirurgia robotica è anche per questo comunque importantissima la selezione dei pazienti e delle patologie da trattare con tale tecnica. «Quel che chiediamo alla Regione e alle Istituzioni è di affrontare il problema dell’inadeguatezza del rimborso di queste prestazioni di alta complessità, altrimenti tra qualche tempo potrebbe non essere più garantita l’offerta di questa opzione terapeutica ai cittadini all’interno del Servizio Sanitario Nazionale».
La chirurgia robotica, nonostante i costi maggiori della chirurgia tradizionale, garantisce un ritorno molto alto in termini di outcome. «I vantaggi per il paziente sono per alcuni aspetti sovrapponibili a quelli della laparoscopia: cicatrici più piccole, degenze più brevi, migliore tempo di ripresa. In alcuni casi selezionati l’intervento con il robot offre un migliore risultato funzionale, in considerazione della maggiore accuratezza e precisione del gesto chirurgico - sottolinea Sergio Alfieri, docente di Chirurgia generale all’Università Cattolica e responsabile dell’Uos Laparoscopia in Chirurgia Digestiva del Gemelli, nonché coordinatore del meeting -. Questo perché il robot offre al chirurgo una visione tridimensionale del campo operatorio, una maggiore accuratezza nella visione delle strutture più piccole e delicate, permettendo inoltre movimenti molti precisi e dando la possibilità di raggiungere sedi del corpo ‘scomode’ per la mano del chirurgo, perché si trovano in profondità. Nell’ambito della chirurgia digestiva, da quando abbiamo cominciato a utilizzare il robot, abbiamo eseguito alcuni interventi per i tumori del pancreas, per i tumori del colon-retto e per patologia gastrica».
Al Gemelli, infine, è stata acquistata una seconda postazione robotica in modo da poter formare a queste tecniche operatorie anche giovani chirurghi, ottemperando così ai doveri istituzionali di una Scuola medica di eccellenza.