«Questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza, per non sprofondare nella disperazione. La bellezza, come la verità, è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini, è quel frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione». È iniziato con queste parole – che papa Paolo VI pronunciò, rivolto agli artisti, in conclusione del Concilio Vaticano II – ricordate da don Daniel Balditarra, assistente spirituale del Collegio Augustinianum, il terzo incontro del ciclo “Educare/Educarsi alla Bellezza” voluto e organizzato da Educatt e Università Cattolica da un’idea di Giovanni Gasparini e rivolto alla comunità degli studenti, a partire da quelli dei collegi.
L’occasione, davvero rara e speciale, come ha sottolineato Antonella Sciarrone Alibrandi a introduzione dell’ospite, ha visto «l’incontro di due realtà molto distanti per certi versi, ma che in fondo hanno qualcosa in comune: l’università, luogo di crescita, di scambio, di apertura verso l’altro, forse non è così diversa dalla Fraternità di Romena, un luogo incantevole, di bellezza naturalistica e architettonica, fondata da don Luigi Verdi in uno dei luoghi più suggestivi dell’Appennino tosco-emiliano».
E infatti speciali – e coinvolgenti per la numerosa, commossa platea – sono state le parole di don Gigi, come si fa chiamare il fondatore della fraternità, che ha iniziato con un elenco delle «cose che oggi sciupano la bellezza»: «Siamo tutti più soli e più muti, abbiamo perso la capacità di leggere la sofferenza degli altri e ci perdiamo nelle nostre case-labirinto, dove ci è difficile persino notare il dolore di un figlio, di un padre, di chi vive con noi».
Quello che ci manca – e che la fraternità di Romena, luogo di silenzio e di riflessione, può aiutare a ritrovare – è anche il tempo: «Quel tempo folle e veloce che oggi viviamo è innaturale e tossico, uccide le nostre percezioni: non siamo più in grado di vedere noi stessi e gli altri, non sappiamo più toccare la vita». Ma don Luigi chiama anche ciascuno a un’assunzione di responsabilità: non ha senso incolpare la società, la scuola, la politica, la famiglia.
«Il problema, come ha detto Madre Teresa, siamo io e voi. Il problema è avere il coraggio di fare fatica per realizzare i propri sogni»; cita anche uno dei più grandi cantautori italiani: «Sognai talmente forte che mi uscì il sangue dal naso, canta Fabrizio De Andrè, e il sangue dal naso esce quando fai uno sforzo, quando fai fatica». L’unico modo per far rivivere la bellezza è recuperare l’attenzione per l’altro, la tenerezza, la dolcezza, l’amore dei gesti autentici e gratuiti: «l’amore», ha concluso don Gigi «è una cosa concreta, che si dichiara nei gesti. Pensate a una cosa che oggi non si fa più, ma che è il gesto più alto di amore e tenerezza: il pulire il corpo di un morto. Il massimo dell’amore, così come accade per la bellezza, si svela quando non serve più a nulla».