Si chiama PreSePe (Prevention of Second Preeclampsia) il primo trial italiano multicentrico, partito a inizi settembre, sull’efficacia dell’eparina frazionata associata ad aspirina a basse dosi contro l’aspirina da sola nel prevenire la preeclampsia ricorrente. Lo studio coinvolge 10 importanti centri universitari italiani - con sede a Bologna, Ancona, Torino, Messina, Firenze, Como, Foggia e Roma – ed coordinato dal prof. Sergio Ferrazzani (nella foto), ginecologo del Dipartimento per la Tutela della salute della donna e della vita nascente del Policlinico universitario “Agostino Gemelli”. Il protocollo sarà illustrato a Roma nel corso del Convegno Preclampsia 2009, che si svolge dal 7 al 9 ottobre. La preeclampsia è una grave patologia/complicanza della gravidanza caratterizzata da diversi sintomi quali ipertensione arteriosa, gonfiore, perdite di proteine con le urine e nei casi gravi convulsioni, coma e morte. «I disordini ipertensivi – spiega Ferrazzani - si presentano in Italia in circa il 4% delle gravidanze, mentre la preeclampsia nel 1-2%, con una maggior frequenza nella prima gravidanza. La frequenza di preeclampsia nella seconda gravidanza è inferiore all’1% in donne normotese durante la prima gravidanza, mentre la ricorrenza di preeclampsia viene riportata al 15-18%. L’occorrenza di una preeclampsia severa nella precedente gravidanza porta il rischio di ricorrenza al 47%, e, se questa era comparsa nel 2° trimestre, aumenta al 65%». Si tratta di numeri significativi molto più alti in altri Paesi come gli Stati Uniti (57%), la Svezia o l’Inghilterra. Le cause della preeclampsia non sono note, ma uno dei meccanismi patogenetici della malattia sembra implicare la trombosi della circolazione utero-placentare.
L’estensione a 10 centri universitari italiani di questo protocollo nasce dai risultati preliminari di uno studio pubblicato due anni fa dal professor Ferrazzani sull’importante rivista Hypertension in Pregnancy, che ha aperto prospettive molto interessanti sul ruolo prospettico di questa terapia nella formazione della placenta. Incoraggianti furono infatti i primi risultati dello studio clinico condotto al Policlinico Gemelli su 53 casi. «Il trial multicentrico appena avviato con questo protocollo prospettico randomizzato – aggiunge Ferrazzani - permetterà di valutare con maggiore evidenza scientifica l’efficacia del trattamento e quindi gli interventi diagnostici di screening».
«Scopo del trial multicentrico è trovare terapie efficaci per prevenire la preeclampsia o per lo meno limitarne le gravi conseguenze. Il nostro obiettivo è dimostrare l’efficacia del trattamento con eparina frazionata associata ad aspirina a basse dosi in donne con precedenti gravidanze complicate da preeclampsia precoce per migliorare la perfusione placentare e l’outcome neonatale – argomenta Ferrazzani –. Una preeclampsia severa nella prima gravidanza di una donna - continua il ginecologo – può portare il rischio di ricorrenza al 47% nella seconda gravidanza e, se la patologia era comparsa nel 2° trimestre, il rischio aumenta fino al 65%. Obiettivo del protocollo prospettico randomizzato è quello di verificare se la profilassi antiaggregante e anticoagulante data dall’associazione aspirina a basse dosi ed eparina frazionata può migliorare l’esito di queste gravidanze».
In particolare il trial multicentrico randomizzato chiama la comunità scientifica di 10 centri universitari a confermare l’efficacia della profilassi: 2 i gruppi e ciascun gruppo con 2 braccia, 46 in totale le pazienti per ogni gruppo, 23 per ogni braccio. Il primo gruppo sarà composto da pazienti arruolate in fase preconcezionale, il secondo gruppo da pazienti arruolate giunte già gravide all’osservazione <8 settimane (fino a 7+6 settimane). In entrambi i gruppi le pazienti saranno arruolate in base alla costatazione di una pregressa preeclampsia accertata mediante cartella clinica associata a basso peso alla nascita (<2500 g) e iposviluppo fetale (<10° percentile stimato sul peso alla nascita in accordo con una curva nazionale). «Il trattamento – dice Ferrazzani - consisterà nella somministrazione di aspirina 100 mg -Cardioaspirin + eparina frazionata 4000 - Clexane a un braccio e aspirina 100 mg - Cardioaspirin - da sola all’altro braccio». I trattamenti, saranno proseguitii non oltre il limite ideale di 36 settimane per favorire l’eventuale espletamento di analgesia/anestesia periferica. «Nostro intento è quello di combattere efficacemente la preeclampsia ricorrente in Italia - conclude il ginecologo del Gemelli - cercando di elaborare un giudizio attendibile sui rischi e benefici del trattamento. Entrambi i farmaci, infatti, agiscono fluidificando il sangue e prevenendo l’eccessiva coagulazione, ma soprattutto agendo in maniera favorevole sulla placentazione, primum movens della preeclampsia precoce, probabilmente attraverso un meccanismo antinfiammatorio. La preeclampsia infatti è una patologia che può mettere a severo rischio la vita della madre o del nascituro con una perdita di funzione della placenta che non permette più di fornire sostanze nutritive e ossigeno al feto».