Garantire uno spazio alla teologia nell'università. Ma soprattutto proporla come l'humus a partire dal quale i saperi entrano in dialogo e si pongono alla ricerca del bene e del vero. È questo uno dei compiti di un'università cattolica la cui «sfida culturale consiste nel fare della teologia, in quanto scienza che studia il disegno salvifico di Dio nella storia dell'umanità, l'orizzonte entro cui collocare le coordinate ultime di ogni ricerca e formazione accademica». È un passaggio del testo che l'arcivescovo di Milano cardinal Angelo Scola, in qualità di presidente dell'Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, ha inviato ai partecipanti al seminario per i docenti di teologia e assistenti pastorali delle quattro sedi dell'Università Cattolica, riuniti a Sarnico dal 16 al 18 settembre.
Tre giornate di riflessione sul rapporto della teologia con gli altri saperi e sull'importanza del suo insegnamento nell'Università Cattolica, organizzato dall'Ateneo congiuntamente con l'Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, e da quest'anno anche con la collaborazione della Congregazione per l'educazione cattolica. Un confronto che ha coinvolto, insieme ai circa 60 tra docenti di teologia e assistenti pastorali, anche alcuni presidi e professori dell'Ateneo proprio con l'obiettivo di capire «quale contributo può offrire la teologia nel contesto di una Università Cattolica che ha come obiettivo la formazione integrale della persona e la declinazione di tutti i saperi nell'orizzonte di una visione antropologica e culturale radicata nel patrimonio della tradizione cattolica», come ha spiegato l'assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori.
Teologia, saperi e cultura nella missione dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, il titolo dell'incontro che è stato aperto dai saluti introduttivi del professor Franco Anelli, rettore dell'Ateneo del Sacro Cuore, di monsignor Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l'educazione cattolica, di monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell'Università Cattolica, e di Paola Bignardi, dell'Istituto Giuseppe Toniolo.
A fare da sfondo e da guida alla riflessione la Costituzione Apostolica sulle Università Cattoliche Ex corde ecclesiae, in cui Giovanni Paolo II scriveva che la «teologia svolge un ruolo particolarmente importante nella ricerca di una sintesi del sapere, come anche nel dialogo tra fede e ragione. Essa porta, altresì, un contributo a tutte le altre discipline nella loro ricerca di significato, non solo aiutandole ad esaminare in qual modo le rispettive scoperte influiranno sulle persone e sulla società, ma fornendo anche una prospettiva e un orientamento che non sono contenuti nelle loro metodologie».
Da parte sua, il cardinal Scola nel suo messaggio ha suggerito tre questioni su cui riflettere. La prima riguarda l'«idea stessa» di Università, prendendo a modello quella indicata dal cardinal John Henry Newman nelle sue nove lezioni sul tema, secondo cui ciò che è in gioco «non è tanto la capacità di trasmettere saperi e competenze quanto piuttosto la capacità educativa». La seconda questione riguarda il rapporto tra il sapere teologico e gli altri saperi e, quindi, l'esigenza di contrastare quel fenomeno che «esalta l'autonomia dei saperi e la loro autoreferenzialità». Infine, la terza questione è legata alla necessità che la teologia sia davvero una riflessione fondata a partire dai «capisaldi irrinunciabili della tradizione cattolica». Questioni emerse anche dalla relazione del pro rettore Francesco Botturi, che ha introdotto i lavori della giornata conclusiva del seminario. «Il termine Università - ha detto - evoca l'idea di un'istituzione che si occupa di ricerca scientifica, didattica e formazione. Tra le dimensioni costitutive dell'Università Cattolica, tuttavia, vi è anche quella culturale, intesa come sforzo di sintesi tra i saperi e di interpretazione del loro significato dal punto di vista etico, antropologico e teologico. In questa prospettiva, le diverse discipline sono chiamate a confrontarsi con le grandi questioni concernenti l'uomo, la società civile e la Chiesa». Ciò non significa giustapporre i contenuti religiosi alle verità di ordine scientifico. «La fede se è intesa come relazione e apertura all'altro, inaugura una nuova prospettiva sull'intera realtà, permettendone una conoscenza più ampia e profonda.