Le persone, laziali e non, nate con una cardiopatia congenita e divenute adulte possono usufruire di cure a 360 gradi grazie a un team multidisciplinare costituito al Policlinico universitario A. Gemelli di Roma in stretta collaborazione con l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù in cui sono state curate da piccole. Operativo da ottobre 2012, nell’ambito del Dipartimento di Medicina Cardiovascolare del Policlinico Gemelli, si tratta di una realtà unica nel Lazio - e tra le poche in Italia – di un percorso clinico-assistenziale per il trattamento del paziente adulto con cardiopatie congenite.
Nell’ambito del progetto GUCH (Grown Up Congenital Heart) del Gemelli, spiegano il professor Filippo Crea, direttore dell’Uoc di Cardiologia, e il professor Massimo Massetti (nella foto a sinistra), direttore dell’Uoc di Cardiochirurgia, sabato 16 maggio, in collaborazione con il professor Luca Vricella della Johns Hopkins University di Baltimora, sarà organizzato, al Policlinico, il “First International Symposium on Grown-Up Congenital Heart Disease”.
Scopo del meeting internazionale è promuovere la conoscenza circa la corretta diagnosi e il trattamento delle principali patologie di questa nuova popolazione di pazienti, attraverso i contributi dei leader mondiali del settore. Il progetto è stato attivato in collaborazione con il professor Antonio Amodeo, cardiochirurgo dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.
L’incidenza stimata di cardiopatie congenite in Italia è circa l’8-10 per mille soggetti nati vivi, per cui, tenendo conto che il numero di bambini con cardiopatie congenite l’anno è di oltre 4500, si può stimare che circa 90.000 bambini negli ultimi 20 anni siano affetti da cardiopatia congenita. Grazie alle cure sempre più all’avanguardia in età pediatrica, oggi gran parte di questi pazienti diviene adulta e va presa in carico in strutture sanitarie ad hoc quando il centro pediatrico non può più farsene carico.
«Si tratta, dunque, di una popolazione del tutto nuova di soggetti», spiega Gianluigi Perri (nella foto a destra), referente progetto GUCH del Policlinico Gemelli, perché rispetto al passato, la cardiologia e la cardiochirurgia pediatrica hanno compiuto notevoli progressi e oggi l’80-85% dei bambini nati con cardiopatia congenita riesce a sopravvivere fino all’età adulta. Se nelle decadi passate dal rapporto bambini/adulti con cardiopatie congenite emergeva che la sopravvivenza sino all’età adulta era ridotta, negli ultimi anni la percentuale di pazienti adulti con cardiopatie congenite è notevolmente aumentata». Attualmente, infatti, si contano quasi più adulti con cardiopatie congenite che bambini.
Questa nuova e crescente popolazione di pazienti va presa in carico attraverso una gestione integrata. «È necessario un approccio multidisciplinare a questo particolare paziente, che coinvolga professionisti esperti in discipline diverse ma complementari, quali cardiologo, e cardiochirurgo sia pediatrico che dell’adulto», aggiunge Massetti. Infatti, questi pazienti, pur avendo ricevuto da bambini cure ottimali, inevitabilmente presentano sequele di quello che è stato il trattamento della loro cardiopatia congenita primaria; hanno bisogno di valutazione cardiologica periodica ogni 6-12 mesi e spesso di nuovi interventi chirurgici (dal 30% al 50% dei casi).
La popolazione laziale è “enorme” perché l’Ospedale Bambino Gesù da trent’anni è impegnatissimo in questo ambito: ecco perché da quando, a fine 2012, il progetto GUCH è partito al Gemelli, sono stati già presi in carico almeno 180 pazienti.
Al simposio parteciperanno relatori che fanno capo a diversi centri internazionali di Cardiochirurgia, tra i più prestigiosi in America, quali Mayo Clinic, All’s Children Hospital , Johns Hopkins di Baltimora. A questi si affiancheranno i principali cardiochirurghi pediatrici italiani, esperti nel trattamento delle cardiopatie congenite.