Il racconto dell’universo narrativo di Giancarlo De Cataldo, magistrato e scrittore, è stato al centro dell’ultimo incontro del 2012 del ciclo “Il cielo nelle stanze”, iniziativa ideata e promossa dal Policlinico universitario “Agostino Gemelli” e dalle librerie Arion. La conversazione con l’autore di “Romanzo criminale”, guidata dal giornalista Luciano Onder, ha permesso al pubblico riunito nella hall del Policlinico il 26 novembre di ripercorrere l’infanzia senza pc, internet e i-phone dello scrittore, figlio di insegnanti e con la passione per la lettura iniziata già all’età di 8 anni con le novelle di Collodi, i romanzi di avventura di Salgari e i libri gialli. L’idea di scrivere invece è maturata a causa della forzata immobilità provocata dalla rottura di un braccio nel praticare i numerosi sport, fino alla passione per la magistratura: «Essendo figlio unico - ha confidato - i miei genitori avrebbero preferito per me una bella laurea in Medicina, io invece mi iscrissi alla facoltà di Giurisprudenza».
De Cataldo ha parlato della sua ultima opera, “Io sono il Libanese” libro uscito a dieci anni esatti dalla pubblicazione del celebrato “Romanzo criminale”. L’autore è tornato a occuparsi della più famosa banda criminale della nostra storia recente. Che “Romanzo criminale” fosse un “piccolo capolavoro” lo hanno dimostrato anche la sua fortuna cinematografica e televisiva. «È stato un successo - ha detto De Cataldo - aldilà delle mie aspettative, ma sapevo di aver scritto con grande passione, come in trance. Ho preparato e limato il libro come un imbianchino che prima scartavetra la parete. Impiegandoci più di un anno, che può sembrare un tempo enorme, ma in realtà vola via tra la prima stesura, le correzioni e le cancellazioni». De Cataldo ha scritto i suoi due romanzi partendo dalla storia, dalla cronaca delle vicende conosciute anche come magistrato, dai verbali di questura, dagli atti giudiziari e su queste ha lavorato con una interpretazione in chiave narrativa, mettendo insieme i vari segmenti.
Durante l’incontro l’autore si è soffermato sul personaggio principale del suo ultimo libro, il “Libanese”, giovane ambizioso, senza scrupoli, con un grande desiderio di affermarsi, alle prese con i primi tentativi di diventare grande, di fare il grande salto e i suoi tormenti per quell’occasione che sembra non arrivare mai e quel sogno “diventare il Re di Roma”. Il dialetto usato da De Cataldo nel suo romanzo è un romanesco concreto, diretto, che «ho imparato da un maestro d’eccezione, il mio macellaio te staccino, che mi ha dato lezioni di modi di dire e che ho anche acquisito durante i processi e tenendo l’orecchio teso per la strada». Nel romanzo il fascino di Roma traspare dalla parole, è uno spaccato d’Italia. Le vicende della Banda della Magliana fanno da base alle due storie. In “Io sono il libanese” si racconta della storia e degli inizi del Libanese che poi sarà il fondatore della banda, in pratica il capitolo zero di Romanzo criminale.
Prossimo appuntamento con “Il cielo nelle stanze”: giovedì 17 gennaio, alle ore 16.00, presso la hall del Policlinico Gemelli, Piero Angela e Alessandro Barbero presenteranno il loro nuovo libro "Dietro le quinte della storia".