Alla presentazione del libro “Ragazzi con la bandana – La scuola come cura in ospedale” (Infinito Edizioni), che si è tenuta il 31 maggio al Policlinico Gemelli, c’era l’autrice del “diario fuoriclasse”, Daniela Di Fiore, che costituisce l’anima del libro, e Roberto Ormanni, che con Daniela ne ha curato la pubblicazione. E c’erano gli insegnanti dell’ospedale e le dirigenti, nazionale e regionale, del servizio “Scuola in ospedale e a domicilio” del ministero dell’Istruzione (Speranzina Ferraro e Celestina Nava), e Benilde Mauri, presidente di Agop Onlus, l’Associazione Genitori Oncologia Pediatrica a cui vengono devoluti i diritti d’autore del libro che sostiene il progetto “La Casa a Colori”. Ma soprattutto c’era Esther, c’era Roberto, c’erano le famiglie dei ragazzi con la bandana e della scuola in ospedale.
Un anno tra i ragazzi ricoverati nel Reparto di Oncologia del Policlinico Gemelli fatto di sorrisi, pianti, attese, emozioni: la scuola come cura in ospedale contro il cancro. È questo il messaggio che lancia Ragazzi con la bandana.
Il libro racconta la storia di Daniela, docente, che non usa il registro di classe. Non ha un’aula, neppure una lavagna: la sua scuola è l’ospedale e i suoi alunni sono bambini e ragazzi che combattono contro il male che ti piega il sorriso e ti spegne gli occhi. Per loro l’ospedale è la spiaggia dalla quale bisogna ripartire: una scuola un po’ strana, come quelle dell’antica Atene dove sono i maestri a frequentare gli allievi, uno alla volta. Ragazzi con la bandana è il diario di un anno di vita, attraverso la scuola, di ragazzi straordinari. Un anno che per qualcuno sarà l’ultimo. La prefazione del libro è di Monica Bellucci, l’introduzione di Benilde Mauri e la postfazione di Speranzina Ferraro. Tullio Solenghi ha dedicato un saluto a tutti i ragazzi dell’Agop in apertura dell’opera.
Nel corso della presentazione Speranzina Ferraro ha sottolineato, tra l’altro, «la necessità, attraverso il servizio della scuola in ospedale, uno dei nostri fiori all’occhiello, un’eccellenza dell’istruzione che in Europa ci invidiano, di far crescere anche la cultura degli adulti».
«Quando parlo di scuola in ospedale - ha detto Celestina Nava - penso ad un ponte con la vita. Contribuire a creare una speranza e un senso del futuro è il nostro compito».
«In ospedale – ha spiegato Daniela Di Fiore - noi insegnanti non guardiamo l’orologio, dobbiamo rispettare i tempi dei ragazzi che sono impegnati a vincere una sfida con la vita, anche attraverso lo studio».
«È importante investire nella scuola in ospedale - ha sottolineato Roberto Ormanni - nel rapporto costi-benefici un insegnante normale serve molti ragazzi, un insegnante in ospedale ne serve 10 o 11 ma l’istruzione, come la sanità e la giustizia, non può essere piegata alla logica dello Stato-azienda, non può essere schiacciata dalla logica dei costi».
«Quando una persona scopre di essere malata - ha raccontato Benilde Mauri - è come se entrasse in una bolla, la bolla della malattia. Ma quello che vogliono i ragazzi è essere ragazzi. Il compito dell’Agop, oltre all’aiuto e al sostegno alle famiglie, è anche questo».