Tenacia, forza di volontà e impegno. Questa la ricetta di Catena Fiorello per riuscire a fare qualcosa di importante nella vita. La terzogenita dei Fiorello è stata intervistata da Luciano Onder lo scorso 6 maggio per il ciclo di incontri "Il cielo nelle stanze", l'iniziativa promossa dal Policlinico universitario "Agostino Gemelli" e dalle librerie Arion per portare il mondo della scrittura e i suoi protagonisti a contatto diretto con la comunità dei malati e dei loro familiari. La scrittrice ha presentato il suo ultimo libro "Dacci oggi il nostro pane quotidiano" (Rcs, 2013), un romanzo autobiografico, commovente ed esilarante, in cui l'autrice racconta attraverso ricordi personali - legati ai sapori e ai profumi tipici della cucina siciliana e di una tradizione dai gusti semplici - la sua visione non soltanto dell'arte gastronomica, ma dei valori che si apprendono mangiando. Un libro per riscoprire l'incanto di stare insieme e di condividere il calore della tavola e della famiglia.
Siamo a Siracusa. Un padre finanziere rientra a casa dalla caserma e chiede alla moglie impegnata a far quadrare i conti di casa cucinando piatti semplici: «Stasera cosa mangiamo, grilli?». Comincia così il romanzo di Catena Fiorello, che racconta di una ragazzina di tredici anni, alta, magra, con i capelli a caschetto, che fraintende lo scherzo e immagina un'invasione di insetti sulla tavola intorno alla quale siedono insieme a lei i tre fratelli Rosario, Beppe e Anna. La storia della sua speciale famiglia, un paese incantato, che si intreccia con la cucina siciliana. «Intorno alla nostra tavola c'è sempre stato il sorriso - ha raccontato l'autrice - . Si mangiavano piatti semplici, ma ce n'era sempre per tutti. I nostri genitori sono stati capaci di trasmetterci grande serenità al di là delle difficoltà quotidiane, e noi non siamo mai stati né invidiosi né arrabbiati per i compagni e gli amici che potevano comprare scarpe e vestiti più belli, consapevoli di quello che avevamo, la ricchezza della nostra famiglia».
L'elemento comune che ricorre in tutti i libri di Catena Fiorello è la povertà, tema largamente trattato in tutto quello che ha scritto fino a oggi. Persone che sono partite da zero e che con determinazione hanno fatto il loro percorso. «Nei miei libri - ha spiegato - parlo della povertà in modo "positivo" e posso farlo perché l'ho vissuta: la povertà non è privazione, ma uno stato, una condizione che ti aiuta ad affilare le armi. Può anche essere un'occasione meravigliosa per sperimentare quanta forza e dignità c'è nel tuo essere». Attraverso la scrittura, che messaggio vuole mandare alle nuove generazioni? le ha chiesto Luciano Onder. «Abbiamo speso gli ultimi quaranta anni a cercare la felicità nella soddisfazione economica tralasciando il resto - ha risposto Catena - ma la dignità delle persone non passa dal conto corrente. Che ognuno abbia il suo pezzo di pane quotidiano».