di Claudio Giuliodori *
I racconti delle apparizioni del Signore Gesù dopo la risurrezione sono al centro delle liturgie del tempo pasquale. In questa terza domenica di Pasqua ci viene proposto il capitolo conclusivo del Vangelo di Giovanni dove gli Apostoli ritornano a pescare e incontrano nuovamente il Risorto. La scena richiama i primi incontri di Gesù con i discepoli quando passando lungo le rive del mare di Tiberiade aveva chiamato alcuni di loro dicendo: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini» (Mt 4,19). Ora che tutto è compiuto anche quella promessa assume un valore pieno e definitivo. La pesca fatta sulla parola del Signore diventa straordinariamente abbondante. E con grande finezza ed evidente valore simbolico l'evangelista annota che «Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò» (Gv 21,11). È il segno che la missione della Chiesa, fedele al mandato del Signore, è già avviata e sarà feconda in ogni tempo e in ogni luogo. I discepoli restano stupiti ma sono confortati dalla presenza di Gesù e condividono con lui quel pasto dal sapore fortemente eucaristico.
È un racconto che potremmo definire programmatico in cui vengono delineate le condizioni e le modalità con cui deve svilupparsi la missione che il Risorto ha affidato agli Apostoli. Gesù li accompagna e li guida nelle fatiche della missione. Li rassicura sull'esito che sarà certamente fruttuoso. Li sostiene con la grazia sacramentale e conferma l'apostolo Pietro, con un dialogo di struggente intensità, nel suo compito di custodire il gregge. A Pietro, offrendogli la possibilità di riscattarsi dal triplice rinnegamento, il Signore chiede solo la sincerità dell'amore, di un amore vero e totale, fino al martirio, perché su questo amore si edifica la Chiesa.
Alla Chiesa, anche oggi, è chiesto di continuare a gettare le reti secondo le indicazioni del Signore. E noi cerchiamo di farlo con slancio e generosità attraverso le numerose e diversificate attività finalizzate a far entrare tutti nella rete della vita buona del Vangelo. E in questi anni il Signore ha affidato alla Chiesa italiana il compito di gettare la rete con particolare impegno sul versante dell'educazione. Nel decennio dedicato ad "Educare alla vita buona del Vangelo" assume pertanto ancor più rilevanza il ruolo e la missione dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, di cui oggi celebriamo l'89a Giornata Nazionale. Lo facciamo con tante iniziative nelle varie sedi, a Milano che è la sede principale e con questa Santa Messa dalla Chiesa che è il cuore della facoltà di Medicina e del Policlinico Gemelli in Roma. Vogliamo così esprimere una particolare vicinanza alle sorelle e ai fratelli provati dalla malattia e al mondo della sanità, oggi attraversato da non poche difficoltà.
Di fronte al travaglio di questo momento occorre rinvigorire lo spirito originario che tanto bene ha prodotto in più di cinquant'anni di storia. Restano attuali e assumono un rinnovato valore le parole con cui P. Agostino Gemelli nel gennaio del 1958 motivava l'urgenza per i cattolici di realizzare una facoltà di medicina: «Noi cattolici misuriamo sempre più la necessità di avere dei medici che nell'esercizio della loro arte abbiano una ispirazione cristiana. Occorrono cioè medici che, avendo un'anima educata alla osservanza delle norme dettate dal cattolicesimo, vedano nel malato un fratello infelice da aiutare». Le sfide del momento presente richiedono, oggi come allora, motivazioni forti, spirito di sacrificio, coesione e solidarietà, avendo sempre lo sguardo rivolto alle necessità e al bene primario dei malati.
Difficoltà purtroppo emergono anche in altri ambiti: da quello economico a quello politico, da quello culturale a quello educativo. Ma tale situazione non deve spaventarci e tanto meno scoraggiarci. Anche i discepoli hanno fatto l'amara esperienza di vedere le reti vuote. Prima dell'incontro con il Signore «Quella notte non presero nulla», ci dice l'evangelista. Certamente da soli anche noi possiamo fare l'amara esperienza del fallimento, ma il Signore ci viene incontro e si prende cura di noi. Egli che è la via, la verità e la vita (Cfr. Gv 14,6) aiuta e sostiene sempre tutti coloro che si affidano a lui.
In questa Giornata in cui tutta la Chiesa italiana prega per l'Università Cattolica e si stringe attorno a questa significativa istituzione per sostenerla nel suo impegno nel campo della cultura e nel suo prezioso servizio ai giovani, siamo tutti invitati a riflettere sul tema "Le nuove generazioni oltre la crisi". Nei numerosi messaggi giunti per l'occasione si sottolinea come proprio in questo momento di crisi sia fondamentale offrire alle nuove generazioni ragioni autentiche di speranza. Che il dare speranza, soprattutto ai giovani, sia un dovere della Chiesa in questo tempo lo ha sottolineato più volte il Santo Padre Francesco in questi suoi primi passi nel ministero petrino. Lo ha ricordato ai cardinali nel suo primo discorso: «Non cediamo al pessimismo, doniamo ai giovani la speranza della vita». E rivolgendosi direttamente ai giovani nella domenica delle palme li esortava con vigore: «Per favore non lasciatevi rubare la speranza».
Se l'università in quanto tale ha il dovere morale di alimentare la speranza dei giovani offrendo loro le conoscenze e le competenze per esprimere e mettere a frutto i doni ricevuti, l'Università Cattolica, per la sua origine, la sua storia e il suo straordinario sviluppo, ha il compito di arricchire l'alta formazione scientifica con un'offerta educativa capace di plasmare personalità umane e cristiane che sappiano mettersi a servizio dei fratelli e del bene comune.
Quando il futuro sembra farsi più incerto occorre ancor più investire su coloro che del futuro sono i protagonisti: le nuove generazioni. Occorre offrire a esse proposte qualificate di formazione che rispondano alle esigenze più profonde dell'intelligenza e del cuore. In un mondo sempre più complesso in cui la scienza e la tecnica sembrano essere gli unici strumenti dello sviluppo è ancor più necessario coniugare le necessarie competenze con una visione integrale della persona umana considerata nella sua apertura al trascendente, nelle sue responsabilità morali e nel suo insopprimibile anelito alla verità.
Ed è questa verità che i giovani cercano e desiderano, anche se a volte, perché ingannati o non aiutati, intraprendono percorsi o vivono esperienze che tradiscono le loro aspettative. Come attesta la ricerca del "Rapporto giovani" avviata dall'Istituto Toniolo di Studi Superiori, Ente fondatore e promotore dell'Università Cattolica, i giovani sono desiderosi di impegnarsi e di spendersi molto più di quanto si possa immaginare. Inoltre, quando viene data loro la possibilità di incontrare persone, luoghi e proposte formative che fanno sentire concretamente la bellezza di seguire Gesù Cristo e di crescere in un autentico cammino spirituale, essi trovano il coraggio di testimoniare la fede e di professarla con la stessa forza che ha portato Pietro e gli Apostoli a dire di fronte a chi li minacciava «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini» (Atti 5,29). Di questa forza e di questa chiarezza abbiamo tutti estrema necessità. Sappiamo però che non viene da noi ma è un dono gratuito del Signore Gesù e per questo, come ci testimonia l'Apocalisse, anche noi con tutte le creature del Cielo e della Terra diciamo: «A Colui che siede sul trono e all'Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli» (Ap 5,13).
* Vescovo, assistente ecclesiastico generale dell'Università Cattolica