di Federico Necchini *
Interactive Marketing Communication, Public Relations and Event Management: un nome che, a dispetto della sua estensione, non riesce a esprimere in tutta pienezza le esperienze vissute da noi trenta “privilegiati” in ventuno giorni di campus life alla Boston University (Bu) durante il nostro summer study dal 17 luglio all’8 agosto scorsi, accompagnati dalla professoressa Rossella Gambetti. Studiare a Boston, senza troppi giri di parole, è un vero privilegio. La capitale del Massachussets è sinonimo di eccellenza accademica in tutto il mondo, quintessenza dell’élite intellettuale americana.
E poi, avendoci vissuto per tre settimane, posso ammetterlo senza esitazioni: a Boston si vive proprio benissimo. L’Atene d’America è una piccola metropoli a misura d’uomo, eppure decisamente internazionale, distesa attorno a una baia e lungo il fiume Charles, piacevolmente invasa da ampi spazi verdi, e persino i grattacieli a Boston sono più piccoli che altrove, per non guastare l’armonia d’insieme. La presenza degli studenti è dominante soprattutto nella zona di Kenmore Square, dove la nostra Bu si allunga per alcuni chilometri, e nella vicina Cambridge, una cittadina dall’aria tranquilla e un po’ bohemienne che ospita due grandi miti: Harvard e il Mit.
Il nostro programma di tre settimane prevedeva tre corsi: Interactive Marketing Communication che si svolgeva in una moderna aula informatica riccamente dotata di Mac, in cui apprendere le tecniche più aggiornate di marketing interattivo, con lo scopo finale di lavorare a un progetto di comunicazione (un advergame online) per il lancio sul mercato americano della Fiat 500, previsto per il 2011; Public Relations and Event Planning, focalizzato sull’ideazione e la pianificazione di eventi di vario genere (conferenze, serate di fund raising, lancio di nuovi prodotti, ecc.); Oral Presentation, vero momento di rottura con le abitudini didattiche italiane, che affrontava una tematica fortemente sentita negli Stati Uniti dove ogni personaggio pubblico lavora a stretto contatto con un “coach” per il discorso in pubblico.
Quest’ultimo corso, tenuto dal professor Tobe Berkovitz, famoso consulente di media e personaggi politici di spicco, ci ha permesso di rompere gli indugi e gestire in maniera efficace le presentazioni in pubblico, con particolare attenzione alla costruzione del discorso, al linguaggio prossemico, allo sguardo, alle tecniche per catturare l’attenzione degli interlocutori. Il tutto in chiave creativa ed originale: “The Big Idea” è ciò più che conta per essere incisivi. Parte delle lezioni si sono svolte nello Studio West del College of Communication, un vero e proprio studio televisivo, dove a gruppi abbiamo preparato e registrato una breve intervista e un talk show. Durante le registrazioni potevamo affiancare il personale tecnico dello studio, improvvisandoci operatori di camera e tecnici di regia.
L’esplorazione di Boston era l’attività principale cui ci dedicavamo dalle 16 in poi, dopo le lezioni. Newbury Street con i suoi raffinati negozi, la mostra di Shepard Fairey all’avveniristico Institute of Contemporary Art, oppure una passeggiata a North End, l’autentica Little Italy di Boston: ce n’era per tutti i gusti, ma era un piacere anche farsi una corsa lungo il Charles River, in quella che pare essere una vera e propria autostrada per patiti di running. Abbiamo esplorato la città anche in modo alternativo: ogni settimana infatti il nostro programma prevedeva almeno due visite presso primarie location di eventi, centri congressi, alberghi, agenzie di comunicazione e marketing di Boston, che ci hanno introdotti nel mondo del lavoro, incontrando professionisti sempre disponibili a raccontare il loro mestiere, fornendoci preziose occasioni per raccogliere contatti per eventuali esperienze future. Abbiamo così scoperto l’Agganis Arena, grandiosa struttura sportiva della Bu, utilizzata per grandi eventi e concerti. Abbiamo ammirato gli interni sfarzosi del Castle, un castelletto in stile Tudor nel cuore del campus, anch’esso sede di eventi. Abbiamo ispezionato il Liberty Hotel, famoso design-hotel ubicato nelle vecchie prigioni ottocentesche della città, dove si organizzano eventi di vario genere aperti a pubblici differenti. Infine, abbiamo discusso con i professionisti di prestigiose agenzie come Cone (PR and events), Jack Morton (experience marketing) e Arnold (advertising).
Uno degli aspetti che più ho apprezzato di questa esperienza è stato il contatto umano che abbiamo costruito giorno dopo giorno con Steve, Tom, Tobe e Lauren, i nostri docenti. Chiunque abbia studiato negli States sa perfettamente cosa significhi abbattere le barriere che separano cattedra e banchi, e come si impari in fretta a essere proattivi, costruendo la lezione insieme al docente: la timidezza si vince in pochi attimi. Ho fatto tesoro dei metodi di insegnamento per nulla nozionistici, attraverso i quali abbiamo compreso concretamente come si organizzi un evento, dall’ideazione, alla scelta della venue, sino alla pianificazione del “food&beverage” e alle voci di budget. Mi piace chiudere con l’immagine più bella: Bay State Road, un lungo viale alberato che scorre parallelamente al fiume, lunghe teorie di case ottocentesche, due delle quali, il 157 e il 177, per noi trenta privilegiati erano e saranno semplicemente “casa”.
* 25 anni, laureando laurea Specialistica in Comunicazione d'impresa, interfacoltà Economia-Lettere e filosofia, sede di Milano