di Alessia Iodice *
Provare a vivere in un'altra città, in un’altra nazione, in un altro modo, in un’altra me. I mesi trascorsi a Monaco di Baviera con il programma Erasmus sono stati importanti e, ogni giorno che ho vissuto lì, mi ha fatto imparare a vivere come la persona adulta che voglio essere, con l’ambizione di cominciare a scrivere la storia della mia vita. È come avere dell’argilla e provare a modellare il proprio vaso: a volte devo ricominciare da capo, mi lavo le mani e parto da quello che ho, consapevole dei miei sbagli, dei miei tentativi falliti, dei gesti giusti e dei tempi lunghi. E devo farlo da sola: ogni mio successo e ogni sbaglio derivano da me, da quello che ho fatto e da quello che ho dimenticato di fare, da quanto mi sia impegnata e da quanto non l’abbia fatto.
In questo viaggio di formazione ho incontrato nuovi mondi, uguali e contrapposti, che riflettono stati d’animo e prospettive diverse, varie, alternative. Ogni luogo, ogni posto visitato e poi abbandonato dopo una lunga notte o una intensa pioggia scrosciante, ogni lacrima versata e ogni risata goduta, ogni volto e ogni sguardo lasciano un ricordo che rimane indelebile. Ne porto con me tanti, mi ricordo di quando sono arrivata qui con mamma e papà, di quando ho conosciuto persone indimenticabili, di quando mi sono messa a piangere perché volevo scappare, di quando ho ballato fino all’alba e camminato per chilometri con il freddo del mattino e il calore nel cuore. Quando ho alzato lo sguardo al cielo per assicurarmi che lui mi stesse guardando e quando l’ho riabbassato convinta che lo stesse facendo. Quando ho parlato in tedesco, ho cantato in inglese, ho mangiato cibo giapponese, ho cucinato alla francese, ho ballato canzoni spagnole, ho letto in latino e pensato in italiano. Quando non esistono pregiudizi, né aspettative, né preferenze, né vincoli, né barriere: allora si è davvero liberi di vivere, di apprezzare prima ancora se stessi e poi l’altro; di imparare a essere persone migliori, per accettarti e accettare, per condividere e decidere di non farlo.
Conoscere prima di giudicare, essere pronti a conoscere prima di farlo. E con il passare dei giorni, quando ero tanto stanca per uscire, ma felice di farlo, quando sentivo la mancanza delle persone che amo ma che sapevo che avrebbero continuato a esserci, quando ho corso per non perdere una opportunità e quando sono riuscita a coglierla, ho imparato a conoscermi. Nel momento in cui mi sono aperta al mondo, ai diversi modi di vivere, di credere, di sperare, di vedere e di amare, ho potuto decidere di essere, senza che ci fosse bisogno che qualcuno lo facesse per me. Per me questo è stato il senso di questa grande esperienza di vita chiamata Erasmus. Alcuni mesi fa mi chiedevo come sarebbe stata. Ora che è finita, mi accorgo che quegli occhi così curiosi sono consapevoli di mille volti e mille sorrisi che questo viaggio mi ha portato. Erasmus, exchange your life. È proprio così.
* 21 anni, di Bergamo, terzo anno di Scienze Linguistiche, sede di Milano