di Giulia Manzoni *
Uscire dal nido della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali di Brescia è stata un’esperienza di forte impatto. L’Erasmus mi ha portata per sei mesi in un mondo totalmente nuovo: l’università di Gent, in Belgio, che annovera facoltà di ogni genere e numeri di studenti neanche immaginabili per me. L’idea di partire era nata anche per questo motivo: vedere un ateneo dai grandi numeri e conoscere un po’ meglio l’Europa e vivere un’esperienza di formazione non solo universitaria.
E, insieme a Silvia, partita da Brescia con me, sono arrivata proprio nel cuore dell’Europa, a mezz’ora di treno da Bruxelles. Ho potuto respirare l’aria di un continente unito e condividere con altri amici Erasmus, soprattutto greci, spagnoli e italiani, le aspettative e le preoccupazioni per il destino della nostra Europa che, qualche mese fa, si affacciava sull’inizio di una grande crisi economica di cui non si vede la fine.
A Gent, città stupenda, con un centro storico molto suggestivo e piena di studenti in bicicletta in ogni angolo delle strade, mi sono trovata a fare i conti con la gestione della mia vita casalinga, del mio inglese (che è migliorato tantissimo) e di nuove relazioni umane tutte da costruire.
Sebbene la lingua parlata - l’olandese, dato che Gent è nelle Fiandre - fosse abbastanza ostica, un buon corso di base offerto dalla Gent Universiteit mi ha permesso di interagire almeno un poco con i miei compagni di università e amici Belgi e mi ha permesso di sapere cosa stessi comprando al supermercato, cosa importantissima se non ci si vuole abbandonare alla tipica dieta Belga: fritti, birra trappista ad alta gradazione alcoolica e cioccolato.
Dopo il primo mese di dis-orientamento, mi sono immersa il più possibile nella vita di questa nuova città. È così che, oltre a frequentare le lezioni e gli altri studenti Erasmus che si trovavano nella mia stessa città, ho iniziato a giocare a softball (il baseball femminile) nella squadra locale delle Gent Knights. Ciò mi ha permesso di intrattenere stretti rapporti anche con ragazze belghe (ero l’unica straniera in squadra) e di sfatare un po’ di miti che riguardano gli abitanti dei paesi del nord Europa: a differenza di quello che uno può pensare, ho trovato persone amichevoli, disponibili e con tanta voglia di conoscere qualcosa di un paese tanto lontano quanto bello come è l’Italia.
Il mio viaggio in Belgio mi ha portata anche a fare esperienze universitarie fuori dal comune. Nel programma di un corso che ho frequentato si è presentata la possibilità di partecipare a una scuola settimanale a Leuven dedicata a Short course of physical characterization of nanostructures. Un corso interamente pensato per studenti di laurea magistrale di fisica, come me, e per dottorandi in fisica e chimica, che verteva sull’analisi di diverse tecniche utilizzate per lo studio delle nanostrutture. Una opportunità stimolante e arricchente, non solo per gli argomenti trattati, ma anche perché ho avuto la possibilità di conoscere un mondo, quello della ricerca universitaria Europea, che non conoscevo affatto.
Adesso che sono all’inizio del mio ultimo anno di università non so ancora cosa mi offrirà il mercato del lavoro italiano e quello europeo. Ma dopo l’Erasmus, potrò valutare, perché ora l’idea di lavorare all’estero mi fa meno paura.
* 23 anni, di Brescia, secondo anno della laurea magistrale in Fisica, sede di Brescia