“Norwich – Atto secondo”. Credo non ci sia titolo più adatto per raccontare questa mia seconda esperienza inglese, autunnale stavolta, dopo i tre mesi estivi trascorsi a Norwich, cittadina capoluogo dell'East Anglia, dove sono tornato lo scorso ottobre 2011 per portare avanti un progetto molto interessante. L’idea di far ritorno a Norwich ha preso forma a settembre quando, tornato a Roma, ho parlato della volontà di voler fare una tesi all'estero al prof. Riccardo Masetti, direttore dell’ Unità Operativa di Chirurgia Senologica del Policlinico Gemelli, dove sono interno già da due anni, e lui ha gradito questa mia richiesta e così sono nuovamente ripartito, sempre a Norwich, stavolta con un obiettivo più importante: fare la tesi!
In Inghilterra il mio progetto è stato supervisionato da Mr. Andrea Figus, Consultant in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva dell'ospedale inglese, che sarà anche il correlatore della tesi. Insieme a lui ho lavorato duramente nella raccolta dei dati per questo lavoro.
L'obiettivo della ricerca si è focalizzato sulla ricostruzione del seno attraverso il lembo autologo e la valutazione degli outcomes nelle pazienti che avevano ricevuto la radioterapia confrontate con quelle che non l'avevano avuta.
Ho trascorso le mie giornate spaziando tra la biblioteca, dove schedavo le pazienti, l'ambulatorio, dove ho fatto mie alcune nozioni fondamentali di chirurgia plastica e la sala operatoria, dove avevo finalmente l’occasione di vedere in azione i chirurgi.
Non sono comunque mancati momenti di svago durante il mio soggiorno oltremanica. Sono stato ospite presso una gentile signora britannica e con lei ho realmente appreso l'inglese colloquiale, quello che non si impara sui libri di testo. Ho fatto amicizia con diversi amici, inglesi e non, in particolare con Justin, insieme al quale ho trascorso alcuni weekend a Londra nella sua piccola dimora e Marco, medico italiano venuto a Norwich per alcuni mesi per lavorare. Con Justin, inoltre, l’ospitalità è stata reciproca, perché a Natale è stato mio ospite per alcuni giorni a Modica, in compagnia della sua fidanzata. Durante la loro permanenza in Sicilia siamo stati a visitare diverse città, tra cui Agrigento e Siracusa, e ho avuto modo di far conoscere loro la cucina locale, che sono certo hanno molto apprezzato.
Nel mio piccolo posso anche ritenermi soddisfatto per essere riuscito ad organizzare un piccolo concerto, pochi giorni prima della mia partenza per Roma, dal titolo “Concerto – One hour in Norwich”. In una piccola chiesa, mi sono esibito davanti a una trentina di persone con canzoni prettamente inglesi. Vi posso assicurare che avevo una paura pazzesca, ma tutto è andato per il meglio. In conclusione, non vi nascondo di essere davvero orgoglioso di questa esperienza che ho fatto in Inghilterra, essendo (almeno credo) il primo studente di medicina della Cattolica che fa una tesi all'estero grazie all'International Thesis Scholarship, una possibilità che l'università ci offre e che non andrebbe sprecata. Invece, molto spesso, i ragazzi vengono “obbligati” a restare in Italia per fare una tesi che magari non apprezzano del tutto, semplicemente perché il professore ha deciso così e quindi, di fatto, chiudendo loro ogni possibilità di poter fare esperienze all'estero davvero molto formative.
Io, da questo punto di vista, devo veramente tanto al mio relatore per avermi dato il suo benestare per svolgere un’esperienza unica che non so se si ripresenterà in futuro. Di una cosa posso essere sicuro: le esperienze vissute in questi anni a Nantes e a Norwich, mi hanno formato e hanno molto ampliato i miei orizzonti, facendomi comprendere che non bisogna restare “fossilizzati” sulla realtà italiana ma che è importante anche guardarsi intorno e ricordarsi che siamo protagonisti di una realtà europea. Quindi, gli scambi internazionali sono di assoluta importanza per medici in formazione.
Finalmente, credo di poter mettere la parola FINE al capitolo Norwich, anche se resta un grande punto interrogativo: che farò dopo la laurea? Ad oggi sono molto intenzionato a intraprendere una strada che potrebbe portarmi, con ogni probabilità, fuori dai confini italiani e, chissà, magari a diventare, un giorno, chirurgo in Inghilterra.
* 24 anni, laureando in Medicina e Chirurgia, sede di Roma, collegio S. Damiano