di Elisa Mariotti *
Sono una vittima della “depressione post-Erasmus” ma ho trovato la cura per superarla: ripartire. Nel settembre 2010, ho trascorso sei mesi a Vilnius, capitale della Lituana, e sono tornata con un vuoto nel cuore, la mente piena di ricordi, tanti racconti e nell'anima una grande voglia di ripartire. Nonostante negli anni passati avessi avuto la possibilità di visitare gran parte d'Europa, per la prima volta avevo incontrato davvero un mondo diverso dal classico stile occidentale. Una realtà priva dei tanti comfort a cui siamo abituati, che però ha progressivamente aperto la mia mente ad accogliere quanto può offrire la Lituania.
E allora, ecco la mia ricetta per superare la sindrome da reduce da Erasmus: stare in guardia per accaparrarsi qualche altra opportunità e ripartire. Così, quando ho saputo della possibilità di poter frequentare una prestigiosa università estera grazie al programma "Late", sono passati pochi giorni e subito ho inoltrato la mia richiesta d'iscrizione. All'alba del 1° aprile 2012, sono salita sul volo per San Pietroburgo.
Perché la Russia? La risposta è semplice: il russo, la mia seconda lingua di indirizzo, ha bisogno di un accurato studio della grammatica, molto articolata e complessa ma, soprattutto, necessita di una costante pratica. Solo grazie a questa infatti, si possono raggiungere livelli che uno studio metodico sui libri non potrebbe garantire. Una volta arrivata, sono stata accolta dalla neve e dall'onnipresente vento dell'est. Dimenticati così in breve tempo gli aperitivi e le grigliate al sole con gli amici, mi sono resa conto che il tempo atmosferico in Russia è uno degli elementi di riferimento per capire i loro modi di fare e la loro cultura.
Un paese "senza via di mezzo". Si passa da ricchezza a povertà girando l'angolo di un quartiere. Dell'umore poi, non ne parliamo. È difficile scovare un'espressione simile a un sorriso salendo sulla metropolitana, una delle più profonde d'Europa, e il viaggio sulle scale mobili sembra infinito: un tempo utile per scrutare i volti russi cercando di capire qualcosa in più su queste persone e sulle loro abitudini. Sembra di scorgere il lascito di un'epoca sovietica che ha lasciato su di loro segni incancellabili.
Una volta iniziate le lezioni al Politecnico statale di San Pietroburgo, l'università che mi ha ospitata, ho iniziato però a cambiare opinione e a capire di più questo paese. La professoressa Nina ha fatto rinascere in me l'amore per questa lingua e in sole due settimane è riuscita a spiegarmi cose che avrebbero richiesto mesi di studio sui libri. Le lezioni, che si svolgevano prevalentemente al mattino accostando grammatica e conversazione, erano interrotte verso le 11 da un'allettante pausa organizzata dall'università, dove non mancavano mai biscotti, torte e tè nero bollente in tipico stile russo.
Nonostante il burbero e apparentemente freddo modo di fare in realtà, una volta che si è stati invitati a casa di un russo, si capisce che è tutta una corazza e si gode di un’ospitalità accompagnata da un banchetto impeccabile, scoprendo di essere in un paese che offre molto di più degli stereotipi: matrëška, vodka e belle donne. I pomeriggi erano solitamente impiegati nelle le visite alla città di San Pietroburgo e ai suoi numerosi musei, monumenti e chiese. Il week end invece era riservato alle escursioni fuori città come Novgorod e Puškin.
Due settimane passano veloci, troppo. Alloggiando in un dormitorio universitario internazionale però, anche in così breve tempo si ha la possibilità di fare nuove conoscenze e passare così in compagnia il tempo libero. Da quando ho lasciato la" Grande Madre Patria Russa", non mi rimangono che sensazioni positive e ricordi che mi portano a pensare a una possibile nuova partenza. Sarà forse per un internship a Mosca o per un periodo di ricerca in Olanda grazie all'International Thesis Schoolarship. Non è ancora deciso ma quello che sento di consigliare a tutti gli amici studenti è: partite.
* 23 anni, di Malonno (Brescia), laureanda in Scienze Linguistiche indirizzo Relazioni Internazionali, sede di Brescia