Non avrei mai immaginato che un’esperienza all’estero potesse regalarmi emozioni e momenti indimenticabili. Alla fine del mese di agosto 2010 sono partita per Parigi, città dal fascino irresistibile, per frequentare il primo semestre della specialistica presso l’università “École des Hautes Études en Santé Publique”. Qui ho seguito i corsi del Master of Public Health focalizzati su nozioni di management nell’ambito del settore sanitario e su principi di economia sanitaria, nonché incentrati sui vari aspetti dell’epidemiologia.
Partecipando a questo programma ho incontrato studenti provenienti da diverse parti del mondo come America, India, Africa, Inghilterra ed altri Paesi europei, tutte persone con background differenti. Questo mi ha dato l’opportunità di confrontarmi con realtà diverse dalla nostra, di conoscere altre tradizioni, di scoprire usi e costumi di altri popoli, di migliorare la conoscenza della lingua inglese e francese.
L’università offriva corsi tenuti da professori americani, inglesi e francesi e questo permetteva di osservare i differenti approcci dei docenti nel trasferire le loro conoscenze e la loro completa disponibilità nei confronti degli studenti. Si trattava sempre di lezioni interattive, il metodo di insegnamento era pratico e indirizzato a fornire gli strumenti da utilizzare direttamente nel mondo del lavoro. Ho imparato, per esempio, a usare un software statistico, “Stata”, tanto richiesto per l’analisi dei dati. Lavoravamo in team e questo dava la possibilità di confrontarsi con persone di diversa formazione, con il risultato di ottenere un esito finale di ogni progetto più completo perché frutto di ambiti di conoscenza diversi. Lavorare in team era anche un modo per creare legami con le persone e per conoscere il funzionamento dei sistemi sanitari diversi da quello italiano. Una volta a settimana veniva organizzato un seminario che trattava temi d’attualità, maggiormente focalizzati sui Paesi in via di sviluppo. Frequentando questa università ho potuto approfondire aspetti riguardanti le problematiche e le politiche da attuare per tentare di eliminare o ridurre quelle malattie che ancora oggi mietono vittime nel cosiddetto “Sud del mondo”, soprattutto bambini.
Vivere un’esperienza all’estero credo sia importante nella formazione di uno studente perché fa crescere, perché offre la possibilità di allargare i propri orizzonti, permette di vivere momenti culturali, di confronto, ma anche di divertimento. Più volte infatti, abbiamo organizzato escursioni in qualche città della Francia e sono stati momenti belli e irripetibili, che ci hanno fatto legare gli uni agli altri. Parigi è una città ricca di musei e di monumenti e, l’accesso gratuito per i giovani appartenenti all’unione europea sotto i 25 anni, mi ha permesso di apprezzare l’arte italiana e straniera presente nella capitale francese.
Il momento più triste ma allo stesso tempo il più emozionante è stato il giorno prima della partenza, perché nonostante quegli splendidi mesi stessero volgendo al termine era bello leggere negli occhi di tutti la voglia di rincontrarci e di mantenere vivo il rapporto di amicizia costruito insieme. Viaggiare, studiare, lavorare all’estero sono opportunità che tutti dovremmo cogliere, sono esperienze che giorno dopo giorno ci mettono alla prova tirando fuori il meglio che c’è in noi.
* 23 anni, studentessa del primo anno del corso di laurea magistrale in Economia e gestione delle aziende e dei servizi sanitari, Università Cattolica, sede di Roma