Integrare il mio percorso di studi in Management internazionale, con un’esperienza lavorativa altrettanto internazionale. È stata questa la ragione per cui alla fine del primo anno della laurea magistrale in Gestione d’azienda della facoltà di Economia della sede di Piacenza dell’Università Cattolica, ho deciso di iniziare il secondo con un’esperienza di stage all’estero. Voleva regalarmi l’opportunità di mettere in pratica quanto studiato in aula e sui libri. Tra le diverse opzioni di stage all’estero, ho scelto Shanghai perché, rispetto ad altre mete, mi offriva la possibilità di conoscere più da vicino un paese, come la Cina, oggi in forte ascesa sulla scena socio-economica mondiale.
Lo stage, attivato dal 5 settembre al 5 dicembre 2011, ha previsto un periodo di soggiorno di tre mesi presso la neosocietà di consulenza AsecorpChina Business Consulting Ltd, con sede legale a Hong Kong e uffici operativi presenti sia in Cina, uno dei quali proprio a Shanghai, sia dislocati in altri paesi. Il progetto formativo ha previsto la realizzazione e gestione del nuovo sito internet, il supporto alle attività gestite da Rosanna Termino, managing partner di AsecorpChina e l’assistenza nell’organizzazione del seminario “Food Safety e investimenti in Cina: le opportunità per l’industria piacentina” curato dal dipartimento di Scienze economiche e sociali (Dises) della sede di Piacenza in collaborazione con la nuova società di consulenza. Una volta arrivata in Cina, mi è stato proposto di collaborare con una seconda società con cui AsecorpChina, oltre ad esserne partner, condivide l’ufficio di Shanghai. PFC Consulting (Shanghai) Ltd, ha sede centrale a Lugano ed è specializzata in tax, legal e financial advising.
Prima di partire e intraprendere questa esperienza i dubbi erano tanti e le difficoltà non sono mancate. Una su tutte la lingua. Sebbene Shanghai sia una città multietnica, da sempre considerata la città più occidentalizzata della Cina, tanto che il contatto con l’Occidente trasformò Shanghai da piccolo porto a grande sbarco commerciale fino a farle guadagnare l’appellativo di “Perla d’oriente”, l’inglese è una lingua non ancora molto diffusa tra la popolazione. Dunque capita che a voler prendere un taxi (molto più economico che in Italia) senza un bigliettino con l’indirizzo trascritto in caratteri cinesi, il taxista non abbia la benché minima idea di dove portarvi. È per questo, quindi, che un po’ per necessità comunicativa, e un po’ per il desiderio di apprendere una lingua nuova, ho deciso di sfruttare il mio soggiorno cinese anche per imparare le basi del Mandarino, il dialetto più diffuso in tutta la Repubblica Popolare Cinese, lingua ufficiale a partire dagli ultimi anni della Dinastia Qing. Se dopo qualche settimana sono riuscita a farmi capire dal tassista, facendomi accompagnare all’indirizzo corretto, o dalla cameriera al ristorante ricevendo le portate che desideravo senza malintesi, devo ringraziare la mia collega Giada che, ogni sabato pomeriggio, si calava pazientemente nel ruolo d’insegnante.
Al di là dei cinque giorni lavorativi settimanali, oltre a coltivare la nuova lingua, mi sono sempre dedicata alla scoperta di Shanghai: la cosiddetta Città Vecchia, in cui i turisti possono ancora ammirare gli edifici in stile tradizionale; il Bund, la famosa passeggiata che costeggia il Huangpu River; i numerosi templi buddisti; i parchi cittadini, che spesso regalano scorci suggestivi e inaspettati; Qibao, piccolo e folcloristico villaggio sull’acqua distante pochi kilometri dal centro. Camminando per le vie di Shanghai è possibile osservare come in questa megalopoli, che oggi conta circa 23 milioni d’abitanti, la modernità degli infiniti e scintillanti grattacieli, dalle forme spesso futuristiche, e i numerosi centri commerciali votati allo shopping di lusso si fondano con l’architettura tradizionale della città vecchia e la povertà e l’arretratezza presenti ancora in alcune aree urbane.
Si dice che quando ci si trova bene in un luogo il tempo passi velocemente. Per me è stato proprio così. Le tredici settimane trascorse in quest’affascinante e contrastante città sono state piene di forti stimoli. La scelta di questo stage, infatti, non ha rappresentato solo una significativa occasione di apprendimento professionale, ma ha costituito anche un prezioso arricchimento culturale e umano: ho fatto nuove amicizie e riscoperto una realtà lontana sfatando alcuni diffusi stereotipi che riguardano la popolazione cinese. Con la mente piena di bei ricordi e la lista dei contatti allargata, sono ritornata in Italia, alla realtà di tutti i giorni, ora in attesa di concludere l’ultimo anno di studi e, chi lo sa, magari tornare un giorno in quella che, a volerla tradurre nella nostra lingua, sarebbe la “Città sul mare”.
* 23 anni di Imperia iscritta al secondo anno della laurea magistrale in Gestione d’azienda, facoltà di Economia, Piacenza