C’è uno slogan di Wien Tourismus che mi ha colpito molto: «In questo momento le diciassette campane del Duomo di Santo Stefano stanno suonando. Riesci a sentirle? Ah già, non sei qui». Ed è proprio così: da qualche settimana le campane di quella chiesa sono solo un ricordo. Sono rientrata in Italia dopo tre mesi favolosi trascorsi in una delle più belle capitali europee e una tra le più sicure città al mondo. Partita grazie al programma Erasmus Placement dell’Università Cattolica, ho svolto uno stage presso il Kunsthistorisches Museum di Vienna, che da qualche anno collabora con la sede bresciana dell’ateneo offrendo a studenti e studentesse come me l’opportunità di “immergersi” nella vita lavorativa e per di più in un paese straniero. Le attese prima della partenza erano tante… e ora posso dire con certezza che sono state tutte esaudite, anzi di più.
Non sono mancate le difficoltà, prima tra tutte la ricerca di una dimora: ho consultato centinaia di offerte pubblicate in internet e ho scritto altrettante e-mail e finalmente, dopo notti in bianco, ho trovato quello che faceva per me: un monolocale con vista sul Danubio a pochi passi dal cuore della città. Superato questo grande scoglio, nulla più mi ha fermato. Il 27 giugno, terminati tutti gli esami dell’anno, sono partita alla volta di Vienna e dopo nove lunghe ore di viaggio ho conosciuto la ragazza che ha accettato di affittarmi il suo appartamento: Susanne, violinista promettente e amica insostituibile.
Giusto il tempo di ambientarsi e il 1 luglio, come si suole dire in tedesco “es geht los!” – Si comincia! Una prima settimana a contatto diretto con i turisti presso la Schatzkammer che ospita i tesori appartenuti agli Asburgo. Prima crisi: che lingua parlano in Austria? Dopo quasi dieci anni di tedesco, mi sono ritrovata spiazzata: sentivo suoni bizzarri, parole sconosciute ed ero pensierosa. Il viennese non è tedesco, ho pensato. Devo ammettere che i colleghi sono stati di grande aiuto: si sforzavano di parlare tedesco standard ed erano così disponibili con me che in men che non si dica ho capito il funzionamento di questo “dialetto” e mi sono integrata. Antonia in particolare, una studentessa-lavoratrice presso il KHM, è stata la persona migliore che potessi incontrare e con cui ho stretto una bella amicizia.
E dopo questi primi giorni di orientamento, ho preso possesso della “mia” scrivania, presso il dipartimento del turismo del museo e sono stata accolta da colleghe meravigliose: Maria, che aveva il compito di “controllare” il mio lavoro, Susi con cui era impossibile non andare d’accordo, la signora Kuslits, segretaria tuttofare e problem-solver, Sarah, una mia coetanea che si occupa di Ticketing. Ho trascorso tre mesi stupendi in questo ambiente di lavoro altrettanto solare e ospitale, reso tale anche grazie alla personalità deliziosa della responsabile del dipartimento, la signora Hofer. Ciò che è stato veramente perfetto in questo stage, è stato il lavoro in sé, perché mi ha dato la possibilità di sperimentare diverse attività e di non annoiarmi nemmeno per un secondo: ho tradotto i testi per il nuovo sito del museo, ho sostenuto con Maria l’organizzazione e il coordinamento di eventi promozionali dall’altra parte del mondo (letteralmente: in Australia e negli Stati Uniti), insieme abbiamo accolto turisti stranieri e organizzato per loro eventi su misura, ho aiutato la macchina organizzativa dell’evento “Nacht im KHM” (Notti al Museo, visite guidate notturne con sorpresa finale sul tetto dell’edificio), e poi ho redatto statistiche, presentazioni, e scritto perfino testi promozionali in tedesco! Per non parlare delle attività cui potevo gratuitamente prendere parte, in quanto dipendente effettiva del museo: abbiamo fatto ginnastica tra autentici capolavori dell’arte, ho partecipato a visite guidate per scoprire i tesori conservati nel museo e nei suoi distaccamenti, ho partecipato a convegni e inaugurazioni presso altri musei, rappresentando il Kunsthistorisches Museum.
Per non parlare dell’incarico di grandissima responsabilità che mi è stato affidato nel corso del mese di agosto: lezioni di italiano per i dipendenti. Ogni giorno della settimana, in un incontro di un’ora (all’alba, per me – dalle otto alle nove di mattina) ho cercato di trasmettere le nozioni di base della mia lingua madre a quaranta colleghi volenterosi di imparare, usando il tedesco come lingua di scambio: il massimo che si può desiderare per una studentessa di Lingue Straniere. Non posso dimenticare i bei momenti e le soddisfazioni che tutti loro mi hanno regalato durante questo “mini-corso”. E trascorsi i cinque giorni lavorativi settimanali, mi sono sempre dedicata alla scoperta di Vienna da turista vera e propria, documentando la bellezza della città con migliaia di scatti fotografici, impaziente di tornare al lavoro il lunedì mattina. La lista delle meraviglie che ho scoperto sarebbe troppo lunga: la Hofburg, la reggia di Schönbrunn, la crociera sul Danubio, le passeggiate nella Wiener Wald, la cripta del Duomo, il Prater con la ruota panoramica. Cultura, tradizione e modernità si fondono armoniosamente in questa città che non è solo Sacher (peraltro squisita) e concerti di Mozart (da ascoltare almeno una volta alla Staatsoper).
E non mi sono accorta che il tempo è volato via così velocemente, e dopo tredici settimane era già ora di tornare a casa e tempo dei saluti. Altro aspetto tragico: come riuscire a staccarsi da chi è stato compagno di viaggio per tutto questo tempo, senza versare una lacrima? Impossibile. Così ho salutato personalmente tutte le persone che ho incontrato e con cui ho lavorato e dopo i baci e gli abbracci è arrivato il tempo di fare le valige e tornare a casa, con la mente piena di ricordi, la lista dei contatti e-mail molto più folta, e la memoria della macchina fotografica che quasi esplodeva! Ma non sarà un addio a Vienna, solo un arrivederci al più presto possibile.
* 23 anni, Grumello del Monte (BG), secondo anno di laurea magistrale in Scienze linguistiche – Curriculum Lingue per le Relazioni Internazionali, sede di Brescia