di Mirella Valli *
Una straordinaria opportunità per conciliare la volontà di lavorare all’estero e l’interesse nel promuovere la cultura e le aree di eccellenza italiane: il programma di tirocini Mae-Crui rappresenta tutto questo. E per me la scelta della destinazione statunitense deriva dalla volontà di vivere in prima persona quel sogno americano che ha attirato diverse generazioni negli anni e che continua a essere oggetto di ampie discussioni. Affascinata da questo Paese controverso, ho cominciato la mia avventura partecipando prima al programma Late San Diego e poi trascorrendo, grazie al progetto Overseas, un semestre di studio e ricerca per la tesi presso la State University of New York, Albany. Non contenta di confinare le mie conoscenze nell’ambito universitario, sono approdata all’Ambasciata d’Italia a Washington DC, dove sto svolgendo un tirocinio della durata di tre mesi.
Washington Dc e l’Ambasciata d’Italia
Non è un’esagerazione definire Washington la capitale dell’Occidente. Centro nevralgico delle attività governative e diplomatiche, la città trasuda internazionalità e prosperità. Il suo fascino unico deriva dal ruolo primario che ricopre sul palcoscenico mondiale, rimanendo così quasi indenne dal clima di precarietà dilagante nel resto del Paese a causa della recessione economica. Accanto all’imponente settore pubblico si profilano una serie di studi legali, organizzazioni no profit, lobby e i cosiddetti “think tanks”, organismi indipendenti attivi nella ricerca nel campo delle politiche pubbliche. È quindi inevitabile che la capitale svolga la funzione di catalizzatore di professionisti e autorità provenienti da tutto il mondo, con il risultato di ritrovarsi in una realtà multietnica caratterizzata da un’apertura mentale senza eguali.
L’ambasciata italiana si inserisce in tale contesto, con lo scopo di rafforzare la cooperazione tra i due Paesi sul fronte politico, economico, culturale e scientifico. L’agenda è estremamente ricca di eventi e incontri con importanti personalità del mondo americano, per cui è spesso richiesto il contributo di noi tirocinanti. Lo stage presso l’Ufficio Stampa, Congresso e Affari Pubblici mi ha infatti dato la possibilità di partecipare a diverse occorrenze entusiasmanti, tra cui il seminario su Giovannni Falcone presso la Corte Suprema, la festa delle Forze Armate con il Capo di Stato Maggiore Michael Mullen, la conferenza sul cambiamento climatico tenuta dal vincitore del premio Balzan Dr. Broecker presso il prestigioso think tank Carnegie Institution for Science e quella sull’Europa da parte del presidente Romano Prodi. All’attività di redazione di report e supporto logistico dei vari meeting si aggiunge la preparazione delle rassegne stampa quotidiane e settimanali, frutto di selezione di notizie dalle agenzie di informazione italiane e statunitensi.
In un clima di reale confronto e dialogo tra diverse realtà nazionali è stata naturale la scelta di replicare la multiculturalità nella sfera privata, alloggiando presso l’International Student House; è qui che ho stretto rapporti di amicizia e stima con ragazzi straordinari, alle prese con lo studio o con tirocini presso vari enti diplomatici e governativi. Coscienti di osservare il mondo da una posizione privilegiata, ci piace pensare di godere di una sorta di cittadinanza internazionale e sperimentare la vita di una comunità variegata, forti dei nostri diversi background, condividendo ricorrenze quali il Thanksgiving o il Natale tramite viaggi e grandi pranzi insieme.
Politica e relazioni transatlantiche
Non vi è Paese che non rivolga particolare attenzione alle decisioni di politica interna e estera che il presidente Obama va intraprendendo, a partire dall’introduzione di un sistema sanitario nazionale alla lotta contro il terrorismo o alla chiusura della prigione di Guantanamo. A Washington, sede del potere statunitense, si è naturalmente travolti dal dibattito politico. Vivere qui, nella capitale, mi ha fatto capire molte cose: innanzitutto, la sorta di onnipotenza che il mondo crede appartenga a Obama è in realtà frutto della spettacolizzazione della politica statunitense, ma nella fattispecie il Congresso detiene molto più potere di quanto non si pensi. È nel palazzo bianco di Capitol Hill che vengono prese le decisioni importanti. Il sistema bipartitico, opposto a quello multipartitico italiano, conferisce molto potere ai singoli senatori, i quali sono orientati alla loro zona elettorale perché bacino di sostenitori.
Un altro interessante capitolo è lo scandalo della politicizzazione della magistratura in Italia, che non potrebbe mai trovare riscontro negli Usa dal momento che i pubblici ministeri sono eletti dai cittadini e i componenti della Corte Suprema nominati dal Presidente; si va così a creare un equilibrio politico anche all’interno di organi giudiziari.
Volgendo poi lo sguardo alle relazioni transatlantiche, mi sono resa conto che in questo particolare momento storico, caratterizzato dalla svolta verso una politica estera di dialogo adottata dal presidente Obama, l’Italia è in prima linea per contrastare la progressiva perdita di interesse nei confronti dell’Unione Europea, laboratorio politico ancora privo di una convincente voce unanime. L’Europa fatica a svolgere un ruolo attivo a livello mondiale dal momento che sono spesso le posizioni dei singoli stati ad emergere e ad essere mediatizzate, con il risultato di assumere minore rilevanza agli occhi della potenza statunitense.
Dopo diverse considerazioni e impressioni accumulate nel corso dei mesi, mi trovo così a fare il bilancio della mia esperienza americana. Sicuramente condizionata da sogni di antica data, continuo a ritenere che la società statunitense permetta di realizzare le proprie aspirazioni tramite il duro lavoro e la determinazione, come dimostra un diffuso sistema meritocratico. È una società giovane e dinamica, in cui si mescolano popoli e tradizioni. È vero anche che l’11 settembre e la recessione economica hanno reso estremamente difficile l’ottenimento di visti e l’accesso al mondo lavorativo, tanto che le possibilità che si prospettano ai giovani stranieri sono spesso limitate a tirocini non retribuiti, come quello previsto dal Mae-Crui. In questi casi va tenuta in considerazione la mancanza di rimborsi spese, oltre che l’alto costo dell’alloggio, a fronte di un elevato grado di impegno richiesto. Inoltre, non è possibile ignorare, nella prospettiva di stabilirsi nel Paese, gli alti costi relativi all’assistenza sanitaria o al sistema educativo. L’entusiasmo di vivere un momento storico con l’amministrazione Obama, di incrociare vite e storie incredibili e di far parte della complessa macchina diplomatica è rilevante per il mio cammino personale, così come la maturata consapevolezza che il sogno americano è realizzabile non solo nella terra di cui porta il nome.
* 25 anni, residente a Besana in Brianza, laureata lo scorso aprile nella laurea specialistica in Management Internazionale, facoltà di Lingue e letterature straniere, Università Cattolica di Milano