Creare una rete di solidarietà tra le famiglie con bimbi tra zero e tre anni e promuovere l’affido familiare a livello pubblico. Sono i progetti che sono valsi ad Alessandra Bresciani e Valentina Facchini, due studentesse bresciane, di risultare tra i vincitori del “Premio Ernesto Combi 2011”, un riconoscimento che è stato loro assegnato dalle mani dell’arcivescovo di Milano. «Un bel modo per ricordare la figura di un sacerdote che ha dato tanto alla Diocesi di Milano», ha detto il cardinale Angelo Scola nell’assegnare il premio in curia arcivescovile a Milano il 14 dicembre scorso, che ha definito l’iniziativa una proposta «carica di originalità, che favorisce la creatività dei giovani», a cui è stato richiesto di presentare dei progetti che, sulle orme dei valori evangelici, possano offrire un contributo effettivo alla vita civile.
Alessandra e Valentina, iscritte alla laurea magistrale in Progettazione pedagogica e formazione delle risorse umane per la realizzazione dei loro lavori si sono ispirate ai temi del settimo incontro mondiale delle famiglie, sostenute dall’associazione “FabbricaTempo, nata dalla volontà di un gruppo di laureati in Progettazione Pedagogica dell’Università Cattolica con l’intento di trovarsi e confrontarsi, ma soprattutto per progettare in ambito sociale e in ambito educativo spazi per la formazione.
L’idea di Alessandra premiata al concorso, che riguardava i genitori di bambini da 0 a 3 anni, è quella di creare una rete di solidarietà tra le famiglie, che possa essere consolidata attraverso un percorso della durata di un anno. Sono previsti ritrovi a cadenza regolare, dove i genitori si possano incontrare, conoscere e aiutare a vicenda. Ad ogni appuntamento, all’ordine del giorno, non ci sarebbero però solo informazione e confronto, ma anche vera e propria formazione della figura genitoriale affidata a psicologi ed esperti.
Valentina ha preso invece in considerazione le famiglie affidatarie. Il fine ultimo del suo progetto è quello di valorizzare l’affido minorile, promuovendolo a livello pubblico. Sarebbero quindi coinvolti diversi enti, tra cui l’ASL, le comunità, le famiglie affidatarie stesse e le famiglie naturali. Meta e, contemporaneamente, mezzo per l’attuazione del piano della studentessa è il dialogo: le istituzioni dovrebbero porsi in ascolto dei nuclei famigliari e aiutarli a risolvere i loro problemi. Di entrambe le proposte è stata riconosciuta la semplicità, nonché la realizzabilità e la concretezza.