«È curioso che, in un paese come il nostro dove si legge pochissimo e dove la disaffezione per l’oggetto libro sembra irrimediabilmente diffusa, si assista a un proliferare di romanzi che hanno al centro proprio il mondo dei libri. Da Savage con il suo topo lettore Firmino al best seller di Zafon L’ombra del vento, sono moltissimi i successi della cosiddetta “biblionarrativa”». Si è aperto con queste parole del professor Roberto Cicala il convegno di presentazione di Narrami o libro. Quando i romanzi parlano di editoria, ultimo lavoro a cura degli studenti pubblicato da Educatt nei “Quaderni del laboratorio di editoria”, al palazzo dell’Eur in occasione della Fiera della piccola e media editoria di Roma “Più libri più liberi”. Perché, se è vero che, come scrive Bianciardi in uno dei romanzi selezionati dagli studenti, «c’è oggi in Italia la crisi del libro», la raccolta antologica proposta dal Laboratorio di editoria dell’Università Cattolica di Milano vuole essere anche un invito alla lettura, alla scoperta dei classici ma anche della passione dei giovani per i libri.
Al tavolo dei relatori due studenti hanno raccontato la loro esperienza editoriale per l’allestimento del libro, ricordando con entusiasmo il primo lavoro di ricerca tra archivi e biblioteche: «Una ricerca, che non è mai statica - hanno raccontato - ma è un percorso appassionante tra librerie e biblioteche a caccia di una prima edizione, di una recensione illustre, o della copertina originale del libro del cuore».
Accanto ai giovani ha partecipato alla presentazione Massimo Gatta, bibliofilo e studioso di storia dell’editoria, autore del libro Lo scaffale di carta. Mestieri del libro nella narrativa contemporanea, che ha ricordato alcuni titoli dimenticati, tra i quali l’incunabolo del genere intitolato La grande famiglia, scritto da Laurana Berra e pubblicato nel 1966 da Feltrinelli, un romanzo appena riscoperto che, all’epoca della sua uscita, fece molto scalpore perché raccontava i giochi di potere e le battaglie all’interno di una grande casa editrice milanese. Ma se i libri e il loro mondo sembrano il soggetto ideale per chi scrive un romanzo, molto diverso è il rapporto che lega la letteratura alla televisione: di questa relazione difficile e complessa ha parlato Giorgio Simonelli, che ha ricordato alcune delle trasmissioni più significative, tra successi e fallimenti, dedicate ai libri e alla lettura. «Senza voler esagerare con l’ottimismo», ha detto Simonelli «a me sembra che in Italia ci sia un consistente gruppo di lettori, che sono quelli che vanno a vedere i film tratti dai libri per verificare la qualità della trasposizione cinematografica del romanzo che gli è piaciuto. Certo, per intercettare questa fetta cospicua di telespettatori è necessario cambiare impostazione e anche in tv proporre qualcosa di nuovo, che si adatti al nuovo sistema. Come esistono i canali tematici dedicati all’arte, non vedo perché non debbano esistere anche canali dedicati ai libri e alla letteratura».