L’esperienza che ha fatto nascere la mostra 150 anni di sussidiarietà. Le forze che cambiano la storia sono le stesse che cambiano il cuore dell’uomo - inaugurata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo scorso 21 agosto al Meeting di Rimini - affonda le sue radici proprio nei nostri chiostri.
È proprio qui in Università Cattolica che, con alcuni amici di diverse facoltà, all’inizio dello scorso anno accademico, abbiamo deciso di lavorare alla realizzazione di questa mostra, nata dal rapporto con alcuni nostri professori, in particolare la professoressa Maria Bocci, docente di Storia contemporanea, e il professor Danilo Zardin, docente di Storia Moderna. Il progetto ha inoltre coinvolto Marta Cartabia, docente di Diritto costituzionale presso l’Università di Milano Bicocca, Lorenza Violini, docente di Diritto costituzionale presso l’Università di Milano, e Giorgio Vittadini, docente di Statistica metodologica presso l’Università di Milano Bicocca nonché presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. Ma lo studio e l’elaborazione dell’esposizione ha soprattutto coinvolto studenti di diverse facoltà - Lettere, Filosofia, Storia, Economia, Giurisprudenza - non solo dell’Università Cattolica, ma anche dell’Università degli Studi di Milano. Una collaborazione intensa, dove ognuno ha avuto l’opportunità di utilizzare le sue competenza.
La mostra - che ha ricevuto la concessione del logo ufficiale delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’unità d’Italia - si configura come un percorso che vuole ripresentare la storia dei 150 di unità sotto un particolare punto di vista: mettere in luce le iniziative, i tentativi in ambito sociale che hanno attraversato i 150 anni di storia italiana, per scoprire come hanno plasmato una coscienza di popolo che va oltre le istituzioni politiche. È la storia fatta dall’iniziativa di tanti «io» che, dal basso e liberamente (dimensioni difese dal principio di sussidiarietà), si sono messi insieme e hanno collaborato a costruire la storia del nostro Paese.
Abbiamo iniziato questo lavoro mossi anzitutto dalla curiosità, dal desiderio di conoscere e approfondire un argomento così rilevante per la storia del nostro Paese. Metodologicamente abbiamo lavorato dividendoci in piccoli gruppi, che hanno percorso piste di ricerca su argomenti differenti: dalla storia dell’Italia alla stesura della Costituzione, dall’Assemblea Costituente alla storia economica italiana, concentrandoci in particolare sul Boom Economico degli anni ’50-’60. È stato un lavoro gratificante, in quanto i professori avrebbero potuto limitarsi ad assegnarci frammenti di ricerca, per poi tirare le proprie conclusioni. Invece, fin da subito hanno ascoltato le nostre domande, le nostre perplessità e le nostre scoperte.
Grazie alla realizzazione di questo percorso espositivo, abbiamo acquisito un nuovo metodo di studio, scoprendo che una ricerca è valida solo se non si accontenta mai del «già saputo», ma, a mano a mano che si imbatte in nuove fonti e nuovi dati, è sempre disposta a verificare l’ipotesi di partenza.
Quante volte durante l’anno è stato necessario correggere il tiro! Così, ci siamo abituati a tener conto delle sfumature, a non appiattire le differenze e a non forzarle in schemi frettolosi e precostituiti, a valorizzare gli aspetti positivi che abbiamo incontrato ripercorrendo 150 anni della storia unitaria. Ci siamo accorti che porsi di fronte alla storia con questa disponibilità non solo fa comprendere maggiormente il passato, ma diventa una reale possibilità di essere più coscienti rispetto a ciò che avviene oggi, aiuta a essere più critici e meno permeabili da giudizi precostituiti.
Studiando e sviluppando questo progetto espositivo abbiamo ricavato un significativo arricchimento del giudizio storico da cui siamo partiti. In particolare, abbiamo verificato che Stato e società non solo non sono in alternativa, ma, come esemplifica bene la storia del mondo cattolico, l’impegno sociale è stato spesso la strada per rafforzare la coscienza di una nuova cittadinanza. Inoltre, analizzando certi argomenti, ci siamo resi conto che il sorgere spontaneo di responsabilità sociali, a volte in contrasto, a volte in parallelo, a volte anche in accordo con le istituzioni, ha permesso al nostro paese di superare periodi di grave difficoltà, contribuendo a costruire nel singolo una progressiva consapevolezza del proprio fondamentale apporto per la costruzione della società e dello stato.
Gli ideali che muovono i protagonisti di questa storia li spingono a mettersi insieme e creativamente a generare opere sociali, economiche, educative, in risposta ai bisogni personali e sociali. In continuità con l’impegno di queste realtà popolari, vengono create formazioni politiche che le rappresentano. Sono stati innumerevoli i sacrifici, le sofferenze, le fatiche, i cambiamenti richiesti: ma ogni cambiamento è stato opportunità di nuova costruzione e conoscenza.
* Studentesse, curatrici della mostra