Franco Loi, Milo De Angelis, Davide Rondoni, Giancarlo Pontiggia e Giuseppe Langella sono stati gli ospiti del reading di poesia organizzato il 15 dicembre da Versiliberi, il gruppo studentesco dell’Università Cattolica che si occupa di diffondere e commentare il verbo della poesia contemporanea. A guidare l’associazione Lorenzo Babini e Davide Ori, due studenti di 21 anni al terzo anno di Lettere moderne, che ci spiegano il titolo dell’incontro Nella pancia della balena. Poesie di salvataggio: «La balena rappresenta Milano. Basta pensare alla sensazione che si ha arrivando in stazione centrale, quell’arcata che fagocita i treni come una bocca spalancata. Essere nella pancia della balena rappresenta la crisi di oggi, che ci imprigiona tutti, senza apparente via di scampo. La poesia è la nostra via di fuga particolare, perché percepiamo che la crisi economica ha origine anche dalla crisi culturale».
Nasce così la voglia di confronto tra chi scrive, e aspira a diventare poeta, e chi ha già scritto e tuttora si confronta con i versi della nostra letteratura più alta. La serata inaugurata all’Entropia – e il nome non sembra casuale così come la particolare ubicazione del locale che costringe a scendere al livello della metropolitana, nelle viscere della città – si apre infatti con i versi dei poeti giovani, con alle spalle già qualche pubblicazione, come Massimiliano Mandorlo, o esordienti, che nei versi mettono le esperienze della vita, gli incontri migliori, o peggiori, i viaggi, il dolore per la perdita di una persona vicina, la gioia di avere accanto qualcuno, la voglia di cercare un senso nelle difficoltà. Davide Ferrari, attore e musicista, che guarda a Rondoni e Loi come a due maestri, ad esempio scrive: «Proseguire nonostante / come il tempo che corrode le figure / come polvere / che a terra non è più bassorilievo», e ci spiega che la voglia di scrivere nasce dalla voglia di entrare in comunione con la realtà, per esorcizzare la paura del mistero. La poesia diventa una possibilità di salvarsi dalla paura, che paralizza, di trovare una prospettiva al di là della crisi e della precarietà, una parola che, purtroppo, ricorre sempre più spesso associata ai giovani.
I poeti invitati hanno recitato alcuni versi celebri ma anche inediti ancora in fase di lavorazione, come Rondoni che ha letto Natale o cosa, una descrizione commovente e moderna della natività con protagonista un bambino Gesù indifeso, «Dio incarnato e da niente riparato». Langella ha invece letto un inedito intitolato “La bottega dei cammei” e dedicato alle donne: s’ispira infatti ai nomi parlanti, quasi dei senhal, che indicano vari aspetti della femminilità. Particolarmente divertente e istruttivo è stato l’intervento di Loi che ha declamato in vernacolo meneghino una poesia ispirata da un episodio reale vissuto in gioventù su un fantomatico spogliarello di una fanciulla, mai avvenuto ma solo atteso.
Ed è proprio Franco Loi che ci spiega: «Essere poeti è una sorta di vocazione, sicuramente lo è stato per me, una chiamata, per dirla con Dante “I' mi son un che, quando Amor mi spira, noto, e a quel modo ch'e' ditta dentro vo significando”. Non ho mai cercato un editore, la le mie poesie mi hanno preceduto e gli editori sono giunti quasi per “caso”, se vogliamo chiamarlo così. Ho iniziato a pubblicare piccole cose frequentando alcuni pittori e poi Sereni, allora direttore editoriale della Mondadori (io lavoravo all’Ufficio stampa), mi chiamò rimproverandomi perché non gli avevo mai detto che scrivevo poesie, lo seppe da un amico in comune. Dopo aver letto alcuni componimenti mi chiamò, mi abbracciò e mi disse: “Avrei voluto scriverli io!”. È il miracolo della poesia». Per Rondoni poesia e giovani sono e devono essere indissolubilmente legati perché «sono la stessa cosa». Per dirla con Melville, chiamateli Ismaele.