Curare le patologie della terza età non basta: la vera sfida è contrastare l’invecchiamento “in sé”. Quel che a lungo è rimasto un’utopia diviene l’oggetto del primo studio clinico europeo che non punta, semplicemente, a testare soluzioni terapeutiche per le malattie tipiche degli anziani, ma si prefigge, direttamente, l’obiettivo di contrastare la fragilità fisica, che dell’invecchiamento è il primo campanello di allarme.
Si apre così la strada a concrete strategie anti-invecchiamento che ne affrontino e combattano le conseguenze peggiori: la non autosufficienza e la disabilità. Il progetto Sprintt (Sarcopenia and Physical fRailty IN older people: multi-componenT Treatment strategies) è stato disegnato da un gruppo di ricercatori europei a guida italiana, e si è aggiudicato un finanziamento di 49 milioni di euro, cifra inedita per la ricerca nel settore. Questi fondi sono stanziati dall’Imi (Innovative Medicines Initiative), la partnership pubblico-privato promossa dalla Direzione Generale «Ricerca» della Commissione Europea in collaborazione con la Federazione europea delle associazioni e delle industrie farmaceutiche (Efpia).
Gli obiettivi del progetto di ricerca sono stati presentati dal professor Roberto Bernabei, direttore del dipartimento di Geriatria, Neuroscienze e Ortopedia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e responsabile della Managing Entity di Sprintt, nel corso di una conferenza stampa, che si è svolta il 6 ottobre a Roma alla presenza, tra gli altri, del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.
«L’identificazione di un trattamento per la fragilità fisica e per la sua base biologica, sarcopenia o perdita di massa muscolare, è imprescindibile per ritardare o prevenire il suo effetto più temibile: la disabilità motoria» ha affermato il professor Bernabei. La fotografia della vecchiaia infatti si ha quando si vede una persona rallentare nel suo incedere, avere necessità di accompagnarsi a qualcuno per camminare, appoggiarsi ogni tanto a un mancorrente.
«La capacità di camminare alla consueta velocità e senza assistenza, fondamentale per una vita indipendente, è spesso la prima abilità che si perde con la senescenza - ha proseguito il geriatra dell’Università Cattolica -. Attraverso il progetto Sprintt, per la prima volta e con un finanziamento così cospicuo, l’Europa scommette sulle concrete possibilità della scienza di contrastare la conseguenza principale e più impattante dell’invecchiamento, e di garantire agli anziani più autonomia e una qualità di vita superiore».
Bernabei ha parlato di un vero e proprio cambio di paradigma: «Non cerchiamo di trattare le patologie di anziani già malati; ma puntiamo a prendere in carico, in senso forte, persone fragili, che si avviano alla terza età. Testiamo quindi con loro un approccio multicomponente, che garantisca il mantenimento di un vigore fisico sufficiente a rimanere autonomi e indipendenti».
A questo il geriatra aggiunge l’orgoglio per un grande successo della ricerca italiana: «Sprintt coinvolge oltre 80 ricercatori di 11 Paesi europei, ed è guidato dal gruppo italiano dell’Università Cattolica, da me diretto in collaborazione con Susanna Del Signore di Sanofi Aventis, che insieme a Gsk, Novartis, Eli-Lilly e Servier costituisce il pilastro privato di questa impresa».
L’elemento centrale è un trial clinico randomizzato controllato di Fase III, identico agli studi condotti, ad esempio, su nuovi farmaci - basato su un intervento multicomponente: esercizio fisico, adeguata nutrizione, ausili tecnologici. Mille e 500 ultrasettantenni di tutta Europa, definibili “fragili” mediante appositi test, saranno divisi in due gruppi.
Il primo gruppo, di 750 soggetti, sarà trattato con 45 minuti di esercizio fisico specifico tre volte a settimana, con una valutazione mensile dello stato nutrizionale e con il monitoraggio continuo, garantito da uno speciale orologio da polso, che registra l’attività fisica giornaliera e le eventuali cadute.
Il secondo gruppo di 750 ultrasettantenni rappresenterà il cosiddetto “gruppo di controllo”, al quale saranno impartiti consigli ripetuti sul corretto stile di vita, e saranno semplicemente suggeriti alcuni esercizi per la mobilità degli arti superiori.
Nell’arco di due anni, i ricercatori misureranno con precisione l’evoluzione delle condizioni fisiche dei due gruppi di over-70, valutandone le capacità di camminare e di spostarsi autonomamente, di non cadere, di non ammalarsi frequentemente e di non essere ricoverati presso strutture sanitarie o assistenziali in genere. Le metodologie utilizzate e i risultati clinici saranno presentati all’Agenzia Europea dei Medicinali (Ema) al fine di ottenere un parere regolatorio.