Un nuovo strumento, “mini” e agile, permette di rimuovere polipi e fibromi nell’utero, evitando complicanze quali mestruazioni troppo abbondanti e conseguenti anemie: si tratta del “miniresettoscopio” ideato dal dottor Gianpietro Gubbini di Bologna e che per la prima volta è stato testato su un elevato numero di pazienti per confrontarlo con le tecniche operatorie tradizionali. Si tratta di un nuovissimo strumento mininvasivo, che rende possibile l'esecuzione di sempre più numerosi interventi in regime ambulatoriale per patologie molto comuni che, sebbene siano quasi sempre benigne, possono dare complicanze.
Lo studio, un trial clinico randomizzato pubblicato di recente sulla rivista Obstetric and Gynecology, è stato condotto dal gruppo da Antonio Lanzone, direttore di Istituto di Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università Cattolica - Policlinico A. Gemelli di Roma, coordinato da Maurizio Guido, docente nello stesso Istituto, in collaborazione con Raffaele Ricciardi del Policlinico di Abano Terme.
«È emerso - spiega il professor Guido - che rispetto alla tecnica operatoria classica, il miniresettoscopio è altrettanto efficace e offre notevoli vantaggi per la paziente, che può essere operata in ambulatorio e senza anestesia». Attualmente, infatti, il trattamento di scelta per la patologia intrauterina è l’isteroscopia operativa in anestesia con il ricovero ospedaliero standard o ricovero in regime di day surgery.
I polipi endometriali sono costituiti da una iperplasia (crescita del volume) della mucosa uterina a seguito di una risposta anomala agli stimoli ormonali. Questa patologia può essere riscontrata nell’1-12% delle donne, ed è più frequente in donne tra 40 e 50 anni a causa delle alterazioni ormonali che caratterizzano questa fase della vita. Queste formazioni sono di natura benigna e la frequenza di degenerazione neoplastica è inferiore all’1%. Dal punto di vista sintomatologico possono essere responsabili di alterazioni mestruali (metrorragie, menorragie, spotting ematici), ossia a cicli abbondanti e prolungati o vere e proprie emorragie che possono dare quadri anemici di importante entità.
I miomi uterini sono dei tumori benigni costituiti da tessuto muscolare dell’utero e legati a fattori ormonali. Si riscontrano solitamente in donne di età superiore ai 35 anni. La sintomatologia può variare a seconda della localizzazione, i fibromi sottomucosi spesso si associano a meno metrorragie.
La chirurgia tradizionale dei polipi e dei miomi intrauterini, prevede l'impiego di un resettoscopio di 10 mm di diametro. L'uso di questo strumento necessita di dilatare il collo dell'utero per far sì che lo strumento stesso entri in cavità. Per far questo è necessaria l'anestesia per la paziente e degli strumenti idonei alla dilatazione del canale cervicale. Questo può provocare dolori al risveglio e nelle prime ore post intervento oltre ad avere possibili complicanze traumatiche che possono arrivare anche a gravi lesioni dell'utero. Con l'utilizzo del nuovo miniresettoscopio, viste le dimensioni significativamente ridotte (5,3 mm), non è più necessaria la dilatazione del collo dell'utero e quindi di conseguenza l'anestesia e si riducono significativamente le complicanze e il disconfort per la paziente. Tutto questo, visto anche in un'ottica di economia sanitaria, porta a una velocizzazione delle procedure (intervento, dimissione, ecc.) e a un risparmio in termini di spesa (occupazione sala operatoria, costi ridotti dall’assenza di anestesia ecc.) da tenere sicuramente in considerazione.
«L’adozione del miniresettoscopio – conclude Guido – consentirà di eseguire in regime ambulatoriale un numero importante di interventi: basti pensare che presso il Policlinico Gemelli, all’interno del nostro Dipartimento di ginecologia, vengono effettuate ogni settimana circa 15 resettoscopie per neoformazioni benigne intrauterine».