La scelta di Brescia per riunire il milieu degli esperti delle Nazioni Unite nel campo dell’inquinamento sulla vegetazione non è casuale. I fisici dell’ambiente della sede bresciana infatti operano in prima linea in ricerche di tipo prevalentemente sperimentale e si collocano al confine tra la fisica dell’atmosfera, l’ecologia e l’ecotossicologia. Oltre agli studi sul campo, uno degli strumenti più interessanti di cui dispone la sede sono un sistema di serre a cielo aperto (nella foto) in cui il team attivo presso il dipartimento di Matematica e Fisica valuta gli effetti dannosi degli inquinanti sulla vegetazione attraverso esperimenti condotti presso un sito sperimentale dotato di particolari quelle che i tecnici chiamano Open-Top Chambers, che permettono di allevare le piante in ambiente controllato con concentrazioni variabili degli inquinanti stessi.
Anche per questo motivo Brescia diventerà per alcuni giorni capitale nella protezione degli ecosistemi dall’ozono. La sede bresciana dell’Università Cattolica ospiterà una settantina di ricercatori provenienti da tutto il mondo che fanno parte del Programma di cooperazione internazionale sugli effetti degli inquinanti atmosferici sulla vegetazione seminaturale e le colture (Icp-Vegetation). Un programma di ricerca del Working Group on Effects (Wge), organismo istituito dalle Nazioni Unite - la commissione per la cooperazione economica in Europa Un/Ece - nell'ambito della Convenzione su trasporto transfrontaliero di inquinanti atmosferici a lunga distanza (Clrtap) firmata da 51 paesi nel 1979. Il meeting sarà coordinato da Giacomo Gerosa, ricercatore dell’équipe di fisica dell'ambiente e referente scientifico-organizzativo, e permetterà a ricercatori e delegati Onu dei diversi paesi aderenti di mettere a confronto i risultati raggiunti sull’impatto dell’ozono e sulla deposizione di metalli pesanti, inclusi quelli radioattivi.
«Le indicazioni emerse nell’ambito dell’Icp Vegetation – spiega Antonio Ballarin Denti, direttore del dipartimento di Matematica e fisica - forniranno il necessario supporto alle politiche Onu in materia di protezione della vegetazione e degli ecosistemi e che, a loro volta, verranno recepite in direttive europee, poi inserite in leggi nazionali promulgate per fissare i valori limite di inquinanti ambientali, da non superare per garantire la salute degli ecosistemi e, quindi dell’uomo. Uno degli ambiti di discussione sarà un nuovo indicatore per valutare l’impatto dell’ozono sui vegetali. Quello attuale non tiene conto del clima e delle specie vegetali presenti sul territorio, valuta l’esposizione e non la dose che realmente viene assorbita dalla pianta».
L'incontro sarà preceduto, il 31 gennaio, dalla riunione di un'altra task-force Un/Ece, quella che sta mettendo a punto la metodologia per mappare i flussi di ozono a livello nazionale ed europeo.